Apprendimento linguistico. Strategie metacognitive
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Con questo termine insolito si intende in realtà qualcosa di abbastanza semplice… ma che si tende a non fare nonostante sia uno dei fattori determinanti del successo. La “metacognizione” è, sostanzialmente, il “pensare riguardo alla cognizione”: in pratica, la riflessione attiva su quello che si fa e su come si opera mentre apprendiamo. Si tratta quindi di pianificare l’apprendimento, monitorare il lavoro, verificare i risultati. Sembra banale? In realtà, la mancanza di questi elementi è solitamente il primo e principale errore di chi fallirà nell’apprendere una lingua desiderata (nonché l’errore su cui io stesso ho sbattuto la testa nei miei primi 4 o 5 tentativi andati a vuoto). Infatti il primo errore consiste nel dirsi “voglio imparare il russo!” (o quel che è), e chiedersi poi “che libro di testo scelgo?” Questo denota una evidente mancanza di chiarezza in obbiettivi, programmi, aspettative concrete. Ovvero: di strategie metacognitive. Infatti, “imparare il russo” è un termine che non vuol dire niente. Si può “imparare il russo” andando suGoogle Translate e studiandosi una parola settimana. “Sto imparando, sto imparando”, si pensa, e non c’è dubbio che sia cosí. Ma alla fine smettiamo senza risultati. Perché il semplice fatto di “imparare” non serve a nessuno. Cosa voglio imparare di preciso? Cosa di preciso mi offre un determinato metodo di studio, o un certo materiale? Qual è il mio obbiettivo? Può benissimo capitare (è successo a me) di aver “completato” uno o piú libri, magari sapere benissimo parecchie norme grammaticali e avere un bel vocabolario, poi andare all’estero, convinti di fare bella figura con la nostra padronanza della lingua. e ritrovarsi in difficoltà nelle cose piú basilari. Perché? Semplice: se il nostro obbiettivo era di comunicare coi parlanti nativi, leggersi un manuale di grammatica e magari sapere come si dice “quercia” e “canguro” non serve a granché. Una migliore metacognizione ci avvrebbe invece suggerito di concentrarci sulla pronuncia, sull’ascolto, e sull’acquisire familiarità con espressioni popolari. Magari non avremmo saputo esprimere “il canguro è seduto sopra la quercia” con una forma grammaticale perfetta, ma avremmo potuto comunicare. Era quello che ci interessava, no?