LA TRADUZIONE GIORNALISTICA
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«Lui conosceva soltanto la scrittura aramaica in cui era scritto l’ebraico spagnolo, e i giornali li leggeva soltanto in quella lingua. Avevano nomi spagnoli come «El Tiempo» e «La Boz de la Verdad», erano composti in lettere ebraiche e uscivano, mi sembra, solo una volta alla settimana».
La traduzione giornalistica ha alcune peculiarità che la distinguono dalla traduzione di non fiction generica. A prima vista, si potrebbe pensare che il testo giornalistico, dato che esprime fatti, comunica informazioni, sia un testo puramente denotativo, e perciò relativamente facile da tradurre sul piano stilistico e sintattico, con al più qualche difficoltà di ordine lessicale.
In realtà all’interno di un giornale si trovano testi piuttosto eterogenei. Tralasciamo le pubblicazioni periodiche semestrali, mensili o settimanali che contengono a volte testi molto poco giornalistici, ossia testi che si potrebbero facilmente reperire anche in pubblicazioni non periodiche. Concentriamo l’attenzione esclusivamente sui quotidiani.
La cronaca. Le sezioni dedicate alla cronaca sono quelle normalmente a maggiore contenuto denotativo. Riferendo gli avvenimenti di natura locale, nazionale o internazionale, limitandosi a parafrasare le notizie delle agenzie di stampa, solitamente il commento personale o politico del giornalista è molto scarso, perciò gli aspetti connotativi sono ridotti al minimo. In questo tipo di traduzione le difficoltà sono legate principalmente alla forma standard in cui si comunicano le notizie nelle varie culture. In inglese, per esempio, nelle notizie di cronaca di norma il verbo della frase principale è inserito alla fine del periodo, soprattutto i verba dicendi, come per esempio:
The shot was heard in the area of half a mile, Mr Homer reported.
Traducendo testi del genere in molte altre lingue che non prevedono in modo sistematico la collocazione della principale in posizione finale, se non si vuole produrre calchi sintattici occorre ricostruire la frase del metatesto in modo da inserire il verbo reggente della principale in una posizione standard.
I commenti politici. Questi possono creare seri problemi ai traduttori. I politici hanno grande facilità a coniare parole e termini di grande fantasia. Si pensi per esempio in italiano a parole come preambolo, opposti estremismi, compromesso storico, congiuntura, scala mobile, ripresina, convergenze parallele, condono, fiscalizzazione degli oneri sociali, quorum (in inglese per esempio road map). Sono parole che in un discorso politico possono trovarsi in quantità davvero notevoli, creando al traduttore prima di tutto problemi di decodifica, e poi, una volta superati questi, enormi problemi di traduzione. Naturalmente bisogna distinguere la traduzione di un articolo di cronaca politica da pubblicare in un quotidiano di un altro paese dalla traduzione di un articolo di cronaca politica da pubblicare in un altro contesto nella cultura ricevente.
In quest’ultimo caso non è difficile creare note del traduttore e dare una resa metatestuale dell’inevitabile residuo traduttivo. Ma in caso di traduzione per un giornale, dove le note non sono previste e il lettore deve riuscire a "consumare" il prodotto anche in condizioni ambientali sfavorevoli (sul tram, nella pausa di lavoro, la mattina ancora mezzo addormentato), il problema diviene molto acuto. La pratica delle chiose è professionalmente deprecabile in generale, e la traduzione giornalistica non fa eccezione. Sarebbe molto grave mettere in bocca a questo o a quell’autore (si noti che a volte gli autori dei pezzi politici sono a loro volta politici) precisazioni o altri commenti del traduttore. Al traduttore quindi non resta che, quando necessario, aprire una parentesi quadra, spiegare rapidamente e sinteticamente ciò che non riesce a tradurre, inserire una sigla N. d. T. e chiudere la parentesi proseguendo.
Peres ha dichiarato che la road map [piano dell’Unione europea e degli Stati Uniti per trovare una soluzione al conflitto nel Vicino oriente. N.d.T.] è ancora una strategia praticabile.
Naturalmente tali precisazioni sono necessarie soltanto quando una locuzione non è ancora entrata nell’uso. Nell’esempio in questione, in un giornale non sarebbe necessaria tale precisazione già dopo poche settimane dall’introduzione del termine.
I riferimenti contestuali. Proprio il fatto che i giornali siano per loro natura e per l’uso che ne viene fatto così parchi di precisazioni, e diano tanto per scontato, determina un problema traduttivo di primaria importanza. Il testo giornalistico contiene una percentuale di implicito culturospecifico altissima. Questo è dovuto soprattutto al fatto che sono quotidiani. La frequenza così alta con cui escono fa sì che una delle dimensioni cronotopiche sia data per scontata, e precisamente quella del tempo. Ce ne si accorge quando si va all’estero per un mese e, al ritorno, si fatica a capire quello che è scritto sul giornale. Per capire il giornale di oggi, bisogna avere letto quello di ieri, e così via. L’insieme dei giornali nella serie storica costituisce una sorta di gigantesco ipertesto al quale il giornale di oggi fa rimandi impliciti a piacimento.
Un altro elemento delle coordinate cronotopiche che nei quotidiani è sempre dato per scontato è quello del luogo. Quando una notizia non riporta alcuna informazione sull’ubicazione, si sottintende che è ambientata nella città in cui il quotidiano ha sede (e in questo caso a volte viene riportata la via o piazza dove il fatto si è svolto, senza specificare a che città appartiene). Se la notizia è di carattere politico nazionale e non si nomina il luogo, è sottintesa la città dove ha sede il governo. Se la notizia è di carattere politico locale e non si nomina il luogo, è sottintesa la città dove ha sede il governo locale in questione. E così via.
Spesso anche le coordinate culturali sono implicite, poiché il lettore di quotidiano, implicitamente, appartiene a una cultura ben precisa, oltre che a un tempo e a un luogo obbligatori (naturalmente fanno eccezione i lettori di quotidiani in archivio, che compulsano pezzi scritti altrove e chissà quanto tempo prima). Perciò, per esempio, il nome di un giocatore di calcio o di una trasmissione televisiva diffusa possono essere inseriti come traduzione intertestuale, come metafore di altro, e il lettore – anche quello che non segue il calcio e non guarda la televisione – deve essere in grado di capirne quanto meno il valore connotativo per compiere la lettura.
Il lessico locale. Un’altra caratteristica dei quotidiani è l’uso del lessico locale. Nei giornali di certe città possono comparire articoli in dialetto. Spesso comunque, tranne in giornali implicitamente internazionali come per esempio la International Herald Tribune,prevale la variante locale della lingua in questione, anche senza passare al vero e proprio uso del dialetto.
Per esempio, in un giornale romano si troverà scritto che un fatto è successo «a via Nazionale», mentre nel resto d’Italia si legge «in via Nazionale». Analogamente, un fatto accaduto «vicino Roma» segue reggenze diverse da un fatto accaduto «vicino a Torino». Come anche tante questioni «riguardo quello che si è detto ieri» che diventano nel Nord «riguardo a quello che si è detto ieri».
Gli articoli di fondo e le terze pagine. Sui quotidiani si trovano poi articoli cosiddetti di «terza pagina», termine che si estende anche a pezzi non materialmente presenti sulla terza pagina, ma di carattere saggistico e spesso non incentrati sulla giornata particolare appena trascorsa, ma che potrebbero essere pubblicati anche un mese o un anno o dieci anni prima o dopo. Questi testi sono veri e propri saggi, e per la loro traduzione rimando alla prossima unità.
Riferimenti Bibliografici
CANETTI ELIAS Die gerettete Zunge. - Die Fackel im Ohr. - Das Augenspiel, München, Carl Hanser Verlag, 1995, ISBN 3-446-18062-1.
CANETTI ELIAS La lingua salvata. Storia di una giovinezza, traduzione di Amina Pandolfi e Renata Colorni, Milano, Adelphi, 1980, ISBN 88-459-0417-2.
( Fonte: http://courses.logos.it)