Venti domande per studiare una lingua straniera
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Lo studio di una lingua straniera è una decisione che non sempre viene presa dopo un'attenta e corretta valutazione sia delle difficoltà connesse a questo tipo di apprendimento che del metodo di studio da seguire. Con una serie di venti domande affrontiamo, esemplificandoli, alcuni dei problemi che lo studente di una lingua viva si trova a dover risolvere.
Le risposte cercano di dare dei consigli utili alla soluzione di quei problemi. Starà allo studente porsi altre domande approfondendo o ricercando altre soluzioni a seconda delle proprie esigenze. Vediamo le domande:
1. Perché imparare una lingua?
2. Quale lingua studiare?
3. Come cominciare?
4. Cominciare da soli o in gruppo, con un insegnante o a scuola?
5. Quanto verrà a costare?
6. Quanto tempo ci vuole?
7. Che cosa è un corso multimediale?
8. Come trovare il tempo per studiare?
9. Tutti possono imparare una lingua?
10. A che età cominciare?
11. Quanto si può apprendere?
12. Quanto tempo ci vuole?
13. Quali sono le abilità necessarie per imparare unalingua?
14. Quante parole si devono imparare?
15. Si dovrà studiare la grammatica?
16. E’ importante la pronuncia?
17. Qual è il metodo migliore?
18. Ci sono lingue più facili e lingue più difficili?
19. Se si apprende una lingua è facile studiare un’altra?
20. Come funzionano le lingue?
1. Perché imparare una lingua?
E’ bene essere chiari nel dare una risposta a questa domanda. La motivazione allo studio è un fatto molto importante sin dall’inizio e sarà il tema dominante che dovrà accompagnare lo studente anche quando le cose si faranno difficili. Si dovranno escogitare tutti i mezzi e ricorrere a tutti gli espedienti per rinforzare la motivazione, facendo in modo che questa diventi una forza costruttrice che aiuti a superare ogni ostacolo e che trasformi l’apprendimento in godimento e passione e respinga la naturale tentazione di rinunciare ogni qualvolta la memoria viene meno o non si fanno molti progressi.
Perché, dunque, studiare una lingua? Le risposte potrebbero essere molte. In un mondo che diventa di giorno in giorno sempre più piccolo, l’invito a viaggiare e a scoprire realtà nuove e diverse crea dimensioni inaspettate alla nostra conoscenza. Si intrecciano nuovi legami commerciali internazionali i quali si basano sempre di più su realtà multi linguistiche e multi culturali fino a qualche tempo fa impensabili. La consapevolezza della “lingua”, come espressione di comunità etniche e linguistiche diverse, può, senza dubbio, contribuire ad allargare i confini ristretti della propria cultura.
Aumentano le opportunità di lavoro perché aumentano le necessità di essere competitivi in una realtà economica come, ad esempio, quella europea in cui molti si rendono conto che la strada da percorrere non è il monolinguismo, cioè l’egemonia di una sola lingua, come si sta verificando con l’inglese.La conoscenza di un altra lingua, infatti, significa espandere il proprio mondo ed acquisire una diversa prospettiva su quella che è la propria realtà linguistica e culturale. E’ il primo passo da fare per conoscere un altro popolo, un altro paese, un altra cultura dall’interno, per mezzo della lingua.
2. Quale lingua?
La scelta della lingua, o delle lingue, da studiare può dipendere da diversi fattori i quali hanno un’importanza rilevante nel tempo e nelle prospettive di chi deve prendere una decisione del genere. Siano, comunque, questi, fattori di studio o di lavoro, di vacanze oppure la possibilità di accedere a nuove prospettive e sviluppi culturali, la scelta dello studio di una lingua non deve essere sempre ovvia, ovvero obbligata dalle tendenze del momento o dalla moda, come appunto è il caso dell’inglese. Questa lingua è diventata nel corso degli ultimi anni la lingua mondiale, vera e propria lingua franca nella comunicazione internazionale. Oltre 350 milioni di persone la parlano come prima lingua. Tutto ciò è dovuto all’eredità di un impero che spaziava sui quattro angoli della terra, all’influenza degli USA, al fascino del cinema e del mondo della musica, all’uso dei media nelle comunicazioni.
Tra le tante caratteristiche dell’inglese c’è la sua relativa semplicità grammaticale, un lessico in gran parte di origine latina e greca, la sua flessibilità e versatilità, facile ad aprirsi dunque alle altre lingue. E’ una lingua che tende ad esemplificarsi pur rimanendo adatta alle esigenze di una comunicazione internazionale. Questa caratteristica che ha messo in evidenza ancora una volta la sua duttilità, ha generato una nuova lingua, per così dire, chiamata “nuovo inglese” che è la risultanza di versioni internazionali della lingua inglese e che mette in condizione di comunicare tra loro parlanti di lingue diverse ad un livello superficiale, per mezzo della “nuova” lingua.
Oltre l’inglese, il francese è una delle lingue-chiavi per la comprensione di una delle più ricche ed importanti culture del mondo occidentale, insieme al tedesco e allo spagnolo. Le altre grandi lingue del mondo come il russo, l’arabo e il cinese, anche se molto richieste per l’uso, hanno una loro ben definita importanza. Il giapponese, con la sua affermazione economica e commerciale è diventato indispensabile per comprendere i meccanismi di una cultura e di una civiltà tanto diverse dalle nostre.
3. Come cominciare lo studio di una lingua?
Ognuno di noi apprende in un modo diverso. Ciò che è giusto per uno studente, può non esserlo per un altro. Quando si comincia a studiare, bisogna sempre fare in modo da adattarsi ai propri bisogni, interessi, circostanze. Se tutto ciò, dopo tutto, funziona bene, il sistema va bene per lo studente. Ed è ciò che conta.L’inizio dello studio della lingua deve coincidere con un’attenta ricognizione di quella che è la realtà esistenziale intorno a noi. Bisognerà attentamente valutare l’età dello studente che ha deciso di studiare la lingua, le scuole presenti sul territorio, i corsi di lingua tenuti presso queste scuole, i vari indirizzi scolastici.
Ma non solo questo. Per ogni tipo di indirizzo scolastico si studierà un tipo di lingua. Nel sistema scolastico italiano dopo la scuola media, gli indirizzi linguistici ammontano a circa un centinaio di tipi, senza contare i licei e gli istituti professionali. In ognuno di essi lo studio delle lingue straniere sarà diverso.
L’indirizzo umanistico dello studio delle lingue straniere ha caratterizzato per lungo tempo il sistema scolastico italiano. Lo studio della letteratura e dei classici ha avuto una parte dominante nella formazione di generazioni di studenti italiani, modellando lo studio delle lingue, per lo più riservato al francese, e solo in anni recenti, all’inglese, sullo studio delle lingue classiche, il latino ed il greco.
Nel mondo contemporaneo le nuove competenze professionali hanno creato nuove aree di conoscenze linguistiche: medicina, astronautica, informatica, turismo e così via. E’ necessario, pertanto scegliere l’indirizzo giusto, per avere i contenuti giusti ed il giusto livello.
4.Meglio studiare da soli o in gruppo, con un insegnante o a scuola?
Imparare una lingua è un processo biunivoco nel senso che comunque si affronti lo studio di una lingua bisogna essere consapevoli di come la lingua funziona e come usarla per comunicare. Lo scopo principale è quello di comunicare con gli altri perciò il processo può essere appassionante ed anche più efficace se si può studiare in gruppo, in una classe, con un insegnante. Ci sono anche altri vantaggi studiando in gruppo. L’aspetto sociale può essere una spinta molto forte a costruire la motivazione e far vedere anche agli altri le stesse ansietà, gli interrogativi ed anche i successi! E’ importante anche avere un buon insegnante che faccia da guida nel processo di apprendimento, che spieghi le cose, fornendo modelli, controllando gli errori e stabilendo obiettivi, condividendo con gli studenti l’esperienza della lingua, della sua cultura, con entusiasmo e partecipazione.
Può darsi, comunque, che non sia possibile studiare in una classe, in un gruppo. Oppure che lo studio in gruppo o in classe non sia sufficiente ai propri bisogni ed interessi e che si abbia necessità di scelte, ritmi ed obiettivi diversi, oppure ancora di dover rinforzare quello che si è fatto in classe o in gruppo. Sarà necessario, allora, saper studiare da soli, organizzandosi in proprio, decidendo quanto, come e dove studiare. Non c’è fretta, non c’è competizione o pressione se non quelle provenienti da sé stessi. Nessuno potrà sentire i propri errori! E’ vero, d’altra parte, che si apprende veramente quando lo studente si ritrova solo con sé stesso. E’ il lavoro che si svolge per proprio conto, tra le varie sessioni di gruppo o di classe che facilita l’avanzamento della conoscenza e da esso se ne ricevono i benefici.
5. Quanto costa lo studio di una lingua?
L’insegnamento delle lingue straniere nell’ordinamento scolastico italiano è soggetto da tempo a verifiche non sempre positive. In questo contesto ci si limiterà a dire che un criterio di valutazione della conoscenza è quello di indicare una non ben definita competenza col termine di “conoscenza scolastica”. E’ una definizione senza dubbio sibillina la quale molto spesso sta ad indicare che si ha una conoscenza solamente “ufficiale”, per così dire, della lingua straniera, come da certificazione rilasciata dalle autorità scolastiche del corso di studio seguito. Quanto basta per dire automaticamente che la conoscenza è insufficiente per entrare nel mondo del lavoro. Esistono molte scuole di lingue, la maggior parte delle quali fanno dell’insegnamento della lingua inglese il loro interesse principale. Il costo dei corsi va da poche migliaia di lire a qualche milione e più di lire per corsi video-audio, con dizionari, diskette per computer, registratori audio-attivi-comparativi.
Tra le tecniche più moderne di apprendimento ricordiamo la suggestopedia, un corso con delle particolari caratteristiche che può costare svariati milioni, articolato in un numero di 60 ore di insegnamento. Sono corsi progettati per dirigenti e professionisti i cui bisogni sono strettamente collegati a quelli della loro azienda di appartenenza ed ai loro relativi progetti. Sono corsi che utilizzano particolari tecniche e sistemi di rilassamento, musica, giochi di simulazione, letture, drammatizzazione, immersione psicoanalitica e via discorrendo.
I corsi di lingue nelle grandi città possono costare molto, a seconda delle lingue, in relazione al numero di ore di lezione ed alla lingua richiesta. Alcune lingue sono più costose di altre come il giapponese e l’arabo. Ci sono molti corsi intensivi i cui costi non sono poi tanto eccessivi.
6. Quanto tempo ci vuole?
Dipende, ovviamente. La motivazione, come già si è detto innanzi, ha un ruolo determinante. Se si deve studiare con una scadenza precisa, si dovrà ovviamente fare un progetto. Tutto dipenderà anche dal grado di conoscenza iniziale e dal tempo che vi si vuole dedicare, dal tipo di studente che una persona è. Ma non è tutto, se si pensa che la scelta della lingua dipende anche dal tipo di lingua prescelta, nel senso del genere di lingua da cui si parte, vale a dire se è una lingua del gruppo germanico o del gruppo latino, oppure extraeuropea, come ad es. il giapponese, o non indoeuropea, come l’arabo.
Se la motivazione è forte, se si ha una buona predisposizione, vi si può dedicare tempo sufficiente, se il gruppo prescelto è ad es. una lingua del gruppo romanzo o germanico, allora in circa 120 ore di studio si potrà acquisire una discreta competenza, sia per capire che per parlare. Il che significa che se si studia per cinque ore alla settimana, in sei mesi si potranno verificare i primi progressi.
Naturalmente variando i tempi di studio, si muteranno i tempi di acquisizione. Se si studia intensamente si possono ottenere risultati molto rapidamente. Bisogna, comunque, ricordare che più rapidamente si impara, più rapidamente si dimentica. E’ utile tenere presente sempre un fatto di grande importanza: una volta che si comincia a studiare una lingua straniera non si dovrà mai smettere, è un processo che deve durare per tutta la vita e che se prima si è detto che in sei mesi è possibile acquisire dei risultati, si intendeva dire che quei risultati sono solamente l’inizio. La competenza linguistica, ovviamente, viene dopo e prende molto tempo. Se si vogliono cifre di riferimento in ore di studio, per quello che possono valere, si dirà che per uno studente italiano i tempi medi di apprendimento della lingua inglese, in un corso intensivo, non potrà essere inferiore alle 300 ore di studio. Per apprendere invece il giapponese ci vorranno dalle 400 alle 500 ore.
7. Che cosa è un corso multimediale?
Il termine sta ad indicare l’uso di più di un mezzo per l’apprendimento o l’insegnamento. In questo senso un insegnante e un libro formano un corso multimediale poiché un buon insegnante è un “mezzo” per l’apprendimento. Il termine, oggi, però, indica un corso di lingua che usa più mezzi quali ad es. radio, TV, computer, web opportunamente combinati. Oltre al testo vi possono essere anche cassette registrate, guide per insegnanti, registrazioni video, CD, DVD. Alcuni corsi prevedono anche dei test con la possibilità di accedere a borse di studio messe a disposizione da enti ed istituzioni.
I corsi alla radio o alla TV o sul Web sono, ovviamente, vantaggiosi Perché sono gratis. Se si possiede un video registratore si possono registrare le lezioni e rivederle con calma fino ad un completo assorbimento. L’uso del video permette allo studente di prendere parte alle varie situazioni, di interagire con le situazioni nel modo più efficace e produttivo. Le abilità dell’ascolto, del parlare, della comprensione, della lettura e anche della scrittura, trovano la loro corretta e naturale collocazione. Le immagini televisive esercitano sullo studente un forte impatto emotivo in quanto si trova a svolgere un ruolo centrale nell’azione filmica, sia questa un documentario, un’intervista, una drammatizzazione, una narrazione. E’ la cultura della lingua oggetto di studio che si manifesta in tutta la sua forza comunicativa. Nessun altro mezzo riesce ad ottenere risultati tanto efficaci in così breve tempo. Bisogna però dire che un programma televisivo non può da solo insegnare una lingua. Può aiutare a sviluppare la comprensione sia della lingua che della cultura e, se usato con immaginazione, può facilitare un ascolto attivo ed un impiego creativo sia del lessico che delle strutture. Può, inoltre, essere usato per stimolare dialoghi controllati sui contenuti culturali del programma.
Eppure non potrà mai essere l’insegnante ideale. Molti autori di corsi raccomandano di studiare utilizzando un corso multimediale “poco e spesso”, meglio se mezz’ora al giorno piuttosto che tre ore una volta alla settimana. Questo consiglio ben si adatta allo studio di una lingua. L’aggiunta di pazienza, persistenza e pratica continua miglioreranno la capacità di comprensione la quale a sua volta porterà a migliorare la capacità di parlare, spesso anche oltre ogni aspettativa.
8. Come trovare il tempo per studiare una lingua?
E’ importante organizzare e gestire il proprio tempo in modo da esporre se stessi in diverse maniere ai vari aspetti della lingua che si sta studiando. L’idea giusta è quella di stabilire un contatto regolare e proficuo con la lingua senza mai rinunciarvi.
Se si studia con un insegnante in classe, o individualmente, il rapporto deve essere continuativo. Ogni interruzione provoca un rallentamento nella continuità dell’apprendimento che costituisce la vera essenza del ricordo. Se si studia da soli, allora l’appuntamento è con sé stessi e questa è una cosa molto più difficile ad ottenersi. Se si sta usando un corso multimediale, si farà in modo da usare le diverse componenti per aiutare a strutturare un sistema di lavoro a blocchi programmati in modo da far fronte allo studio in maniera proficua. Ecco una ipotesi di lavoro schematizzata per appuntamenti:
1. Programma TV, mezz’ora circa
2. Lavoro sul testo
3. Ascolto e riascolto audio
4. Revisione, sviluppo e pratica della lingua studiata
5. Ripetizione audio e video
Totale: cinque ore
Bisogna cercare di fare dello studio della lingua una priorità, fissando una regolarità in modo da formare un’abitudine. Tenere un diario è l’ideale per controllare i progressi. Uno dei vantaggi dello studio autonomo è quello di poter apportare al piano di studio degli aggiustamenti in modo da studiare ciò che si vuole, come e quando si pensa sia opportuno farlo. La scheda che abbiamo riportato sopra è solo un esempio, non un’indicazione precisa. Ognuno può elaborarne una diversa e più funzionale purché vi si attenga. In breve, la risposta alla domanda “Come trovare il tempo?” è semplice: “Imparare a costruire il proprio tempo!”
9. Tutti possono imparare una lingua?
Ogni studente ha attitudini diverse nello studio di una lingua straniera. Esse sono in stretta relazione al modo di studiare e di apprendere. Mentre alcuni studenti sono bravi ad esempio nel memorizzare il lessico, altri sono bravi nella pronuncia. Alcuni trovano facile comunicare nella lingua prescelta, ma trovano difficile afferrare i concetti grammaticali in astratto. Alcuni sono bravi in tutte queste attitudini, altri invece devono applicarsi di più. Ma tutti possono apprendere una lingua straniera, ne è una prova il fatto che tutti abbiamo appreso la nostra lingua madre. Come pure è un fatto che ben poche sono le culture nel mondo realmente monolingue, di fatto sono molte le culture in cui si parlano più di una lingua ogni giorno.
Senza dubbio ci sono delle differenze tra l’imparare una lingua straniera da bambini e da adulti, se non altro quando si è piccoli c’è più tempo per dedicarsi allo studio, con un insegnante sempre a portata di mano, pronto a stimolare l’apprendimento, correggendo, rinforzando, giustificando lo studente dei suoi successi. Quando si è piccoli si possono creare situazioni di intenso studio linguistico, fino ad acquisire buoni risultati nella comunicazione Perché si è più spontanei e disinibiti.
Da adulti, invece, le difficoltà sono maggiori in quanto un ambiente del genere è più difficile a riprodursi. Senza parlare del fatto che la lingua madre agisce come un forte interferente nell’apprendimento. Da bambini è molto più spontaneo e naturale trasferire automaticamente abitudini grammaticali, lessicali, di accento, di pronuncia e di usi idiomatici nella lingua che si studia. L’adulto è più razionale, meno disposto ad operare inconsciamente sui suoi comportamenti verbali. Ma anche da adulti possono esserci dei vantaggi nell’apprendere una lingua straniera!
10. A che età cominciare?
E’ noto ormai che lo studio di una lingua straniera, se fatto da bambini, dà buoni risultati. Ma è anche vero che non si è mai troppo vecchi per apprendere. Infatti l’apprendimento di qualsiasi argomento che è nuovo, fatto in età matura, specialmente se è una lingua, aiuta a tenere il cervello in allenamento.
Il cervello continua a svilupparsi e funzionare più efficientemente se lo si stimola. Forse non si riuscirà ad avere una pronuncia perfetta poiché nella maggior parte delle persone l’abilità mimica raggiunge il suo massimo nell’infanzia.
La memoria a breve termine può non rendere come quando si è giovani, ma in alternativa c’è la possibilità di capire ed impossessarsi dei meccanismi essenziali per lo studio della lingua. Si sarà in grado di individuare e trasferire i modelli dalla propria lingua alla nuova, rendendo lo studio più facile. Con poco sforzo ci si renderà conto di poter superare l’idea che le altre lingue funzionano, o dovrebbero funzionare, esattamente allo stesso modo della propria lingua. Si imparerà ad accettare la nuova lingua così com’è, il primo passo necessario verso la conoscenza e l’accettazione di un’altra cultura. Tutto ciò potrà favorire anche una riflessione sulla propria lingua e vederla in una prospettiva diversa unitamente alla sua cultura. E questo non è un fatto, del tutto negativo.
Gli adulti, pertanto, hanno il vantaggio sui bambini di portare la loro esperienza esistenziale all’apprendimento di una lingua straniera e su questa capacità costruire nuove strutture linguistiche e una nuova consapevolezza culturale. Anche una persona anziana, un pensionato, potrà affrontare lo studio di una lingua. Si ha il vantaggio di procedere secondo i propri ritmi ed il tempo a disposizione. Sarà più facile seguire una tabella come quella che abbiamo proposto innanzi. Concludendo: non c’è un limite di età per studiare un qualsiasi argomento ed invero una lingua straniera.
11. Quanto è possibile imparare?
E’ importante essere realisti sui propri obiettivi, sulle proprie aspirazioni, sui propri successi. E’ bene, pertanto, fissarsi un fine preciso. Imparare e ripetere un ragionevole numero di parole in situazioni linguistiche, cioè strutture, almeno una ventina al giorno. Non limitarsi solo a studiare una unità, un capitolo del libro di testo, ma anche essere in grado di fare qualcosa con la lingua, qualcosa di elementare, come ad esempio ordinare un caffè al bar, presentarsi a qualcuno o chiedere un’informazione per strada. In questo modo si costruirà un sistema personale di funzioni che a poco a poco diventeranno funzioni linguistiche. Invece di mirare ad essere fluenti nella lingua in un determinato tempo, è meglio collezionare, per così dire, piccoli successi a poco alla volta, l’uno dopo l’altro. Se non si riesce a diventare fluenti in quindici giorni non significa affatto che non si è capaci di apprendere una lingua.
Continuate ad accumulare piccole acquisizioni e successi depositandoli nella banca personale della propria memoria. Essi faranno crescere l’interesse e la fiducia in un investimento che alla lunga darà i suoi frutti. Ogni qualvolta che si raggiungerà un obiettivo prefissato, è bene darsi una ricompensa, un libro, un viaggio, una pizza, una qualunque cosa che stia a significare un premio per l’impegno profuso ed il successo acquisito. Molte persone abbandonano lo studio di una lingua dopo la prima ondata di entusiasmo. Si comincia a saltare una lezione, a mancare ad un appuntamento con sé stessi, con la TV o con la classe. Sembra che non si facciano progressi o sembra di sentirsi come “impantanati” e ci si scoraggia. Scatta allora la rinuncia. Perciò è importante fissarsi degli obiettivi che possono essere realisticamente raggiunti ed imparare a gestire il proprio tempo.
12. Quanto velocemente si può apprendere?
Molti ritengono che lo studio di una lingua straniera sia un’attività lunga, lenta e faticosa. In effetti è un processo, come abbiamo già accennato, che non si conclude mai, non c’è un inizio ed una fine. Ci si trova a dover sempre aggiungere qualcosa di nuovo alla propria conoscenza linguistica. Questo vale per la lingua madre, ancora di più per una lingua straniera. Ciò nonostante continuano i tentativi di escogitare sistemi di apprendimento più facili, più veloci, meno impegnativi. Per questa ragione gli editori inventano slogan per i loro corsi dai titoli accattivanti come “L’inglese facile”, “Il francese per tutti”, “Il tedesco in tre mesi” e così via.
Senza dubbio ci sono molti modi per rendere piacevole alcuni aspetti dell’apprendimento di una lingua straniera, e non solo piacevoli ma anche efficaci, quindi più veloci. In questi ultimi tempi sono nati numerosi sistemi, metodi o tecniche per migliorare le capacità di studio delle lingue straniere. Basta ricordare gli esperimenti che vanno sotto il nome di suggestologia, suggestopedia, sleeplearning, mindmapping, inner-track learning, neuro-linguistic programming, superlearning, teoria della parte sinistra del cervello, fino al recente accelerated learning. Questi sistemi e questi materiali si basano su due principi fondamentali:
1. Presentazione della lingua straniera in modo da attirare l’attenzione dello studente da un punto di vista visivo e uditivo.
2. Coinvolgimento attivo e deliberato sia del lato sinistro che del lato destro del cervello in modo da provocare anche un apprendimento di tipo emotivo.
L’apprendimento risulta anche più efficace se tutti i sensi sono coinvolti. Alcune persone imparano meglio con supporti visivi, altri con mezzi uditivi, altri ancora sono, per così dire, cinestetici cioè apprendono meglio facendo le cose, se sono coinvolti fisicamente. Altre persone, invece, usano tutti e tre gli elementi e gli editori dei corsi che adottano queste nuove tecniche di studio sono convinti di poter migliorare le nostre capacità di assimilazione e di mantenimento di una lingua straniera, aumentando la velocità di apprendimento.
Corsi del genere includono tecniche di rilassamento, impiego dell’immaginazione, della visione periferica vale a dire assimilazione di testi paralleli a livello del subconscio, il coinvolgimento in una vicenda narrativa, mappe della memoria, giochi, il tutto accompagnato spesso da musica particolare di tipo barocca. Molti sostengono che queste tecniche funzionano più velocemente di altri sistemi di insegnamento. Chi decide di servirsene deve fare uno sforzo aggiuntivo allo studio della lingua in sé per impossessarsi della tecnica stessa. E questo per qualcuno può essere difficile. Per molti, comunque, può essere una disciplina che in ultima analisi porta ad un apprendimento efficace e piacevole. Concludendo, la risposta alla domanda: quanto tempo ci vuole?, dipende dalla scelta del corso che si adatta di più allo studente ed alle sue qualità.
13. Quali sono le abilità da apprendere?
Usare una lingua significa:
- saper ascoltare
- saper parlare
- saper leggere
- saper scrivere
Ma non è tutto se si pensa che la pronuncia ha la sua importanza, come del resto la conoscenza della grammatica e della sintassi, la costruzione di un buon vocabolario e la relativa memorizzazione insieme all’acquisizione di modi di dire ed espressioni tipiche della lingua studiata.
Molti processi fisiologici e linguistici sono implicati nell’acquisizione di queste abilità. Ascolto e comprensione implicano sotto-abilità diverse e differenziate nel tempo, così come il parlare implica la capacità di saper far funzionare i muscoli sia della bocca che della gola. A sua volta leggere significa riconoscere le parole ed i legami tra di esse, correlandole ai suoni delle parole quando vengono parlate. Scrivere, infine, significa riprodurre con precisione e nei dettagli i contenuti fonetici e semantici della lingua, vale a dire, come si sente, come appare graficamente e quello che significa. Tutto dire!
L’insegnamento linguistico tradizionale dava prevalenza allo studio della lettura e della scrittura, spesso a scapito della capacità di parlare e di capire. Questo tipo di insegnamento diceva allo studente molte cose sulla lingua, ma non insegnava come comunicare, né tanto meno ne dava l’opportunità. Veniva insegnata l’analisi della grammatica, la traduzione dalla lingua e nella lingua ed era richiesta precisione e proprietà linguistica. Questo tipo di approccio allo studio di una lingua straniera ben si adattava ad un apprendimento di tipo accademico, ma era sicuramente difficile da seguire da gran parte degli studenti ed era anche noioso. Il successo era riservato soltanto a pochi eletti.
I tempi, per fortuna, sono cambiati radicalmente. L’insegnamento di una lingua al giorno d’oggi è soprattutto insegnamento alla comunicazione e ciò significa insegnamento ad ascoltare e a parlare. Con questo non si vuole dire che lo studio della lettura e della scrittura non siano importanti. Al contrario. La lettura di giornali e riviste, ad esempio, può benissimo essere una alternativa allo studio della letteratura del paese di cui si studia la lingua e questo concorre ad accrescere il proprio vocabolario.
14. Quante parole si devono conoscere?
La risposta, ovviamente, dipende da quello che si vuole fare con la lingua. Se, per esempio, si vuole andare in vacanza nel paese in cui si parla la lingua di studio, allora basteranno circa 200 parole. Il numero piuttosto esiguo delle parole si spiega col fatto che le situazioni riportabili alle parole studiate sono facilmente intuibili.
Molti corsi per principianti si pongono come obiettivo l’apprendimento di 500-1000 parole il che può essere un buon inizio. Se si vuole di più l’obiettivo può essere 2000 parole. Ma che rilevanza hanno queste cifre? In tutte le lingue, alcune parole sono più frequenti di altre. Se si apre un qualsiasi giornale di lingua inglese si vedrà, ad esempio, che in questa lingua la parola the è presente in quasi tutte le frasi. Altre parole sono anche frequenti come ad esempio very o said. Ci sono, comunque, parole che non compaiono per intere pagine. Il che ci porta a dire che 2000 costituisce quasi l’80 % della lingua che un parlante inglese sente o vede ogni giorno. Con queste 2000 parole si dovrebbero capire circa quattro parole su cinque di questa lingua.
Più o meno la stessa cosa avviene per le altre lingue.
Quegli studenti che non si accontentano di comprendere l’80% della realtà che si trovano a fronteggiare, avranno bisogno di un lessico superiore. Ci sarà bisogno, pertanto, di lavorare di più e sembra che non ci sia altro modo se non quello di aumentare la lettura. Non c’è bisogno di leggere romanzi o “buoni libri”. Se si legge con curiosità ed interesse una rivista stampata nella lingua che si studia, si avrà la possibilità di incontrare ed apprendere molte parole utili. I libri per i bambini sono anche molto utili specialmente se si conoscono già le storie ed i racconti nella propria lingua.
In genere quelle persone che hanno una conoscenza fluente di una lingua straniera, posseggono almeno 10.000 parole.
15. Bisogna imparare la grammatica?
Rispondere a questa domanda è come rispondere alla domanda che chiede se sono necessari i mattoni, la calce, le travi ed i travertini per costruire una casa. La grammatica è lì, lo si voglia o no, ci piaccia o no. Essa è ciò che tiene la lingua.
Molti studenti adulti si bloccano solo al sentire parlare di grammatica, forse per i ricordi che hanno della grammatica latina, greca o francese dei tempi di scuola. Alcuni metodi incoraggiano uno studio di tipo grammaticale all’inizio, prima di cominciare lo studio della lingua come comunicazione. Non è un metodo consigliabile in quanto può non portare a parlare. Comunque sia, la grammatica, quando è presentata nel tempo e nel modo giusti, può essere utile. Il linguaggio grammaticale, coi suoi termini quali nomi, aggettivi, verbi ecc. fornisce le esemplificazioni necessarie se si vuole parlare del funzionamento della lingua. E’ comodo anche memorizzare un numero limitato di strutture basilari trasformandole poi di volta in volta da una situazione all’altra. Questa tecnica sostituisce il sistema superato di imparare pappagallescamente quelle frasi che una volta si incontravano nei libri di grammatica delle lingue.
Concludendo, è utile imparare la grammatica e non bisogna averne paura.
16. E’ importante una buona pronuncia?
Non è sempre facile avere una buona pronuncia, ma questa difficoltà non deve impedire di parlare. D’altra parte se non ci si sforza di pronunciare le parole allo stesso modo di chi parla la lingua che si studia, non ci si deve arrabbiare poi se non vi capiscono. Capire i suoni è un fatto importante, ma non tanto. E’ più importante, invece, sembrare fluenti anche se così non è. Il segreto consiste nell’evitare le lunghe pause e gli arresti quando si parla, usando frasi brevi e facendo attenzione all’intonazione e all’accento.
La maggior parte dei corsi hanno molto materiale registrato come dialoghi ed esercizi progettati in modo da facilitare lo studio della pronuncia sin dall’inizio e si dovrebbe fare ogni sforzo per imparare bene fin dagli inizi, per mezzo di un accurato ascolto, un’attenta imitazione dei modelli forniti. E’ più facile coltivare una buona pronuncia dagli inizi piuttosto che correggerne una che è stata appresa sbagliata dagli inizi.
17. Qual è il metodo migliore da seguire?
La risposta è semplice: quello che è migliore per le proprie esigenze! Non esiste un sistema magico, facile, veloce per apprendere una lingua. Ce ne sono tanti quanti sono la persone che vogliono imparare una lingua, perciò il metodo che meglio si adatta ai propri bisogni. Speriamo che alcuni dei suggerimenti che abbiamo dato fin qui siano utili.
I metodi sono molti:
- grammaticale-traduttivo: studio della grammatica, uso di traduzioni;
- audio-orale: lingua parlata, molti esercizi ripetitivi, poca lettura e scrittura;
- audio-visivo: poca enfasi sulla grammatica, pochi esercizi, molti disegni e nastri registrati;
- audio-linguale: simile all’audio-orale, spesso però include un impiego sistematico del laboratorio linguistico;
- metodo diretto: tutto l’insegnamento ha luogo in lingua, spesso, con un solo studente;
- corsi di immersione: comprime l’apprendimento in tempi brevi, di solito per molte ore al giorno;
- apprendimento accelerato: suggestopedia, superstudio.
Tutti questi metodi offrono ognuno qualcosa di diverso. Ma nessuno è il metodo ideale. Il segreto che possiamo consigliare è quello di prendere il meglio da ognuno di essi a secondo delle proprie esigenze ed obiettivi. Imparare a variare i materiali a supporto del corso principale, soprattutto, essere flessibili, nel senso che l’obiettivo di studio si raggiunge in modi apparentemente profondi e misteriosi da quelli della lingua madre. La parola italiana pane ha una risonanza diversa in inglese, bread, nella mente di chi la pensa e la usa. La scelta di un buon corso va fatta tenendo presente la necessità di ascoltare, praticare la lingua ed anche divertirsi con essa! Qual è allora il metodo migliore? Quello che vi fa divertire di più!
18. Ci sono lingue più difficili e lingue più facili?
Non c’è una lingua difficile in sé. Il giapponese viene spesso descritto come la lingua più difficile al mondo, ma bisogna dire che un’affermazione del genere non significa molto. Certamente il sistema di scrittura della lingua giapponese è molto complesso, ma non bisogna conoscerlo a fondo per parlare la lingua. Pertanto il giapponese parlato non sarà più difficile per un italiano di quanto possa esserlo l’inglese. Ci sono alcuni aspetti della grammatica giapponese che sono molto più facili di tanti altri aspetti delle lingue europee, altri che sono molto poco familiari, anche se per un coreano essi non lo sono!
La relativa difficoltà di una lingua nei confronti di un’altra dipende da due fattori: le famiglie delle lingue e gli aspetti linguistici.
Una lingua è molto più facile da apprendere se appartiene allo stesso gruppo della lingua madre. Per un italiano, ad esempio, dovrebbe essere molto più facile apprendere la lingua francese piuttosto che l’inglese, allo stesso modo di come lo studio della lingua thai è più facile per un giapponese o un coreano. D’altra parte, un polacco troverà più facile apprendere il russo, il ceco di un francese, poiché anche il polacco è una lingua del gruppo slavo.
Per quanto concerne poi gli aspetti linguistici ogni lingua ha una sua caratteristica che lo studente deve prendere in considerazione: l’accento e la pronuncia, il lessico e la grammatica, l’alfabeto e l’ordine delle parole, i modi di dire e così via. Le difficoltà di una lingua dipendono anche da questi elementi, indipendentemente dalla famiglia di appartenenza. Il cinese, ad esempio, tipica lingua tonica come il vietnamita o la lingua thai, è una lingua molto più difficile da pronunziare per un europeo che per un giapponese o un indonesiano. D’altra parte, ci sono lingue per un verso difficili, facili da un altro. Il giapponese ha un sistema di scrittura difficile per gli europei, ma anche per gli stessi giapponesi. Ma la sua pronuncia è chiara. Un giapponese ha poca difficoltà a leggere il cinese poiché i caratteri sono praticamente gli stessi, ma avrà le stesse difficoltà con il sistema tonale di pronuncia che avrebbe il tedesco. Il francese non è troppo difficile da leggere per un inglese, ma è difficile da pronunciare, come sanno bene gli studenti inglesi. Un russo non avrà molte difficoltà a leggere e pronunciare il greco, mentre un italiano troverà facile la pronuncia del greco, ma difficile la lettura e così via.
19. Se si apprende una lingua è facile studiarne un’altra?
La risposta è: si! Più lingue si studiano all’interno di una famiglia linguistica, più è facile apprenderne altre della stessa famiglia. Per un italiano una volta che si è appreso il francese è piuttosto facile studiare lo spagnolo essendo tutte e tre le lingue della stessa famiglia. Alla stessa maniera si può dire che una volta studiato il tedesco sarà relativamente facile imparare l’inglese o l’olandese.
L’apprendimento, invece, di una lingua appartenente ad un gruppo linguistico diverso da quello latino o germanico, come può essere il cinese o il giapponese, potrà non essere utile in sé, poiché ci sono ben poche correlazioni tra i due gruppi linguistici. Ciò potrà senza dubbio aiutare. E’ come il saper andare in bicicletta e il guidare una macchina. Non è che se si sa andare in bicicletta, si potrà guidare più facilmente l’auto. Ma senza dubbio il “senso della strada” che possiede chi va in bicicletta, aiuterà a saper guidare un auto. Una volta che si è appresa una lingua, cioè una volta che ci si è impossessati della tecnica di apprendimento della pronuncia, di come costruire il vocabolario, individuare somiglianze e differenze con la propria lingua, il resto sarà senza dubbio molto più facile e divertente. Una volta acquisito il senso della lingua, ci si potrà impossessare del gusto della lingua ed è allora che l’apprendimento di un altra lingua diventa anche divertente.
20. Come funzionano le lingue?
Tutte le lingue sono diverse, ma in qualche modo eguali tra loro. E’ un po’ come le facce delle persone, tutti sembriamo diversi ma abbiamo le stesse caratteristiche: occhi, naso, bocca… I segni distintivi che le lingue hanno in comune hanno per lo più a che fare con il modo in cui le parole si raggruppano in frasi. C’è un limitato numero di modi col quale le parole possono essere costruite e possono essere raggruppate in frasi, ma molte lingue diverse possono essere formate combinando queste scelte in modi diversi. La cosa più importante da osservare quando si studia una lingua è l’ordine nel quale si collocano le parole.
Studiando una lingua straniera si dovrebbe subito trovare il modo di stabilire che tipo di lingua è ed a quale tipo può essere riferita. Alcuni corsi di lingua forniscono molti esercizi sulle diverse strutture di base. E’ utile, una volta capita l’idea che c’è dietro ogni esercizio, costruire modelli propri, impiegando parole che già si conoscono.
ANTONIO GALLO
P. S. A distanza di oltre dieci anni dalla stesura di questo testo la situazione della didattica linguistica non è cambiata di molto. C’è soltanto da aggiungere la grande interattività che lo studente ha a disposizione con Internet. Abbondano testi, contesti e filmati. Bisogna che ci sia solo la voglia di studiare. Questa non la si può insegnare!
Fonte: http://guide.supereva.it/bibliofilia/interventi/2004/05/159236.shtml