Quanti nomi per i legami di parentela?

http://www.lescienze.it/images/2012/05/26/200150733-f0d0d5c5-7978-416e-a6ea-9e0eddc807d8.jpgSono meglio due parole o quattro per indicare i nonni? Ogni lingua ha la sua risposta, a seconda che si privilegi la semplicità oppure la precisione. Un compromesso tra queste due esigenze tra loro opposte è il principio generale che consente di definire un numero di categorie per i rapporti di parentela, così come per i colori, in ciascuna delle 566 lingue del mondo.

La linguistica ci ha abituato da anni a notevoli differenze nel modo con cui vengono denominate le cose e nel grado di generalizzazione di molti sostantivi. Famosa, in questo senso, la storia degli Inuit che avrebbero un numero enorme di vocaboli per indicare le differenti forme di neve (in realtà, si tratta di una leggenda metropolitana) mentre a chi vive in regioni più temperate ne basta una manciata.

Il caso dei legami di parentela sembra però avere un che di peculiare, come illustrano sull’ultimo numero della rivista “Science” Charles Kemp della Carnegie Mellon University e Terry Regier dell’Università della California a Berkeley.

Per esempio, in italiano, come in altre lingue europee, si usano due soli termini, “nonno” e “nonna”, per riferirsi ai quattro genitori dei propri genitori. Nella lingua cinese i termini sono invece quattro. È dunque rilevante per i linguisti capire da dove si originino queste differenze, e la risposta, secondo i risultati di Kemp e Regier, sarebbe in alcuni principi generali della comunicazione.

I due studiosi hanno analizzato i dati sulle categorie parentali di 566 lingue del mondo raccolti da linguisti e antropologi. Utilizzando poi tecniche di analisi computazionale hanno cercato di comprendere perché alcuni schemi si possano rintracciare in alcune lingue mentre in altre no. In particolare, hanno verificato, e confermato, l’idea che la denominazione dei sistemi di parentela raggiunga un equilibrio tra due principi in competizione: la semplicità e la completezza d’informazione.
“Un sistema di parentele con un’unica parola per tutti sarebbe molto semplice, ma non molto utile per definire gli specifici individui”, spiega Kemp, assistente alla cattedra di psicologia del Dietrich College of Humanities and Social Sciences della CMU e primo autore dello studio. “D’altra parte, un sistema con una parola differente per ogni membro della famiglia sarebbe molto più complicato anche se a prova di equivoci. Osservando i sistemi di parentela nelle diverse lingue del mondo ci si rende conto che non sarebbe possibile semplificarli senza renderli meno utili, e viceversa che non si potrebbero rendere più utili senza complicarli ulteriormente: esiste un equilibrio tra questi due principi”.

Kemp e Regier hanno osservato che questo equilibrio può spiegare perché le lingue utilizzino solo alcune delle innumerevoli possibili categorie di parentela. “L’aspetto più interessante è che principi simili possono spiegare le variazioni interlinguistiche per le categorie di colore e le categorie spaziali”, sottolinea Regier.

Di conseguenza, osservano i ricercatori, poiché le parentele riguardano i rapporti tra individui mentre i colori sono regioni di uno spazio percettivo continuo, il fatto che gli stessi principi generali possano spiegare categorie semantiche in ambiti così differenti apre la possibilità all'esistenza di un fondamento generale delle categorizzazioni attraverso tutte le culture umane. ( Fonte: www.lescienze.it)

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