La globalizzazione uniforma la lingua
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Charitos, il famoso commissario dello scrittore greco Petros Markaris, la chiave per le sue inchieste la cerca nella lettura serale del dizionario, attivando le sinapsi sul senso delle parole che hanno a che fare con le sue indagini. E vi scova sempre collegamenti risolutivi tra concetti e realtà. Da abile romanziere, Markaris sa che il vocabolario non è solo la sicura risorsa quando non si conosce il significato di una termine o si ha urgente bisogno di un sinonimo. Sa che è molto di più. Sa che nella lingua che cambia c'è la società che cambia e che i dizionari sono lo specchio di questo cambiamento. Oggi ancora più veloce nel dirompente miscuglio di lingue, gerghi e contaminazioni lessicali indotto dalla globalizzazione. Insomma, un libro da consultare sempre se si vogliono cogliere le trasformazioni di un Paese dalla A alla Z, attraverso neologismi o parole obsolete che fotografano l'emergere di nuovi usi e costumi o la loro scomparsa. "Certamente - nota il linguista Alessio Petralli -. La società e la lingua si muovono sempre più in fretta e grazie ad Internet c'è una circolazione maggiore dei termini".
La lingua italiana registra ogni anno centinaia di neologismi che indicano fenomeni sociali emergenti, invenzioni tecnologiche o nuovi concetti che servono per esprimersi. Nel vocabolario Zingarelli 2014 (edito da Zanichelli), in uscita proprio in questi giorni, sono ben 1500 le parole nuove che entrano ufficialmente nella lingua italiana. Alcune arrivano dalla politica, come "rottamatore", ossia chi si propone di sostituire un gruppo dirigente considerato antiquato. Fino a qualche anno fa si usava solamente riferito alla rottamazione delle auto, ma poi il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, l'ha sdoganato nel lessico politico. Altre parole sono invece un chiaro segnale dell'importanza che il web sta assumendo nella nostra quotidianità. Una su tutte: "hashtag". Termine di provenienza "twitteriana" che indica gli argomenti di tendenza sui social network. Un esempio di come il vocabolario riflette i mutamenti sociali in corso.
Tra le nuove 1500 "new entry" dello Zingarelli ce ne sono alcune di cui si farebbe volentieri a meno. Non tanto per la parola in sè, quanto per la tendenza che delineano. Come ad esempio "adultescente", neologismo usato per indicare i trentenni le cui condizioni di vita (studio, lavoro e casa) e la mentalità sono considerate simili a quelle di un adolescente. Gli anglosassoni, che si sono confrontati prima con questo problema, ormai da decenni li chiamano "kidult", bambini (kid) adulti (adult), mentre i francesi preferiscono "adulescent" che riunisce "adult" e "adolescent". E c'è poi "rosicone" che indica una persona più che invidiosa, soggetti assai diffusi in tempi di crescente invidia sociale. Ma fino a che punto ha davvero senso che certi termini entrino nel dizionario? "Dipende - spiega Petralli -. Bisogna analizzare ogni singolo termine, perché promuoverlo significa dargli cittadinanza linguistica. Trovo che 'rottamatore' sia legittimato a comparire nel vocabolario, meno, invece, 'rosicone'. Mentre per le parole prese in prestito da altre lingue bisogna capire se è davvero il caso di dare cittadinanza a tutte quando per un italofono può essere pure ostico pronunciarle".
Per tante nuove parole, ce ne sono altrettante che rischiano l'estinzione. Secondo i curatori dello Zingarelli, si stanno perdendo parole come recalcitrante, intrepido, malfattore, sedizione, carismatico, visibilio. Per richiamare l'attenzione sulle voci da "salvare" il dizionario ha deciso di mettere a fianco di questi termini il disegno di un fiore. Affinché qualcuno se ne prenda cura e le adotti. Anche se è un "adultescente" che veste "bling bling" e vuole "rottamare" i genitori.
Fonte: http://www.caffe.ch/stories/cultura/44554_la_globalizzazione_uniforma_la_lingua/