L'enigmistica allena il cervello
-
Una sinfonia per il cervello. Questo l'effetto di un cruciverba risolto tra la fermata dell'autobus e la poltrona di casa. Quando si leggono le definizioni, si contano le caselle, si cerca nell'archivio dei ricordi e si arriva alla soluzione, la testa funziona come un'orchestra. Tante aree cerebrali, come in un ensemble, collaborano. E, possiamo dire, ne nasce una musica benefica per la mente.
Chissà se Arthur Wynne, l'inventore delle parole crociate moderne, nel 1913, avrebbe mai immaginato che il suo giochino non solo avrebbe conquistato mezzo mondo ma sarebbe diventato uno dei passatempi più consigliati dalla scienza per allenare i neuroni.
Cruciverba, bastano pochi minuti al giorno
Sì, perché impegnarsi su uno schema che pare una fortezza inespugnabile è come iscriversi a un corso di aerobica per la testa. Che va tenuta in forma, al pari di un bicipite o di qualsiasi altro muscolo del corpo.
Neuroscienze, linguistica e psicologia sciorinano esperimenti e teorie per dimostrare tutti i vantaggi di un allenamento a base di cruciverba.
Mentre con la coda dell'occhio si contano le lettere del 45 verticale, con una parte della testa si è già alla definizione successiva, da cui può dipendere la soluzione. «Esercitarsi con le parole crociate, anche per poco tempo al giorno, mette in gioco le funzioni cognitive superiori: pensiero astratto, attenzione, nessi logici, memoria», dice lo psichiatra Pietro Pietrini, direttore del dipartimento di medicina di laboratorio dell'Azienda ospedaliero universitaria Santa Chiara di Pisa (puoi chiedergli un consulto).
Gli inglesi sintetizzano: use it or lose it
«Gli studi di risonanza magnetica hanno mostrato che si attivano parti distinte del cervello, che dialogano tra loro per portare a termine compiti come quelli richiesti dal cruciverba».
Ogni volta che si prova a completare uno schema si favorisce la formazione di nuovi contatti tra i neuroni (sinapsi) e dunque si mantiene il cervello più giovane. Conferma Petrini: «Esperimenti e misurazioni eseguite tramite la Pet (tomografia a emissione di positroni) mostrano che, a pari età, il decadimento cognitivo tra i malati di Alzheimer è più lento in quelle persone che hanno tenuto in esercizio l'intelletto». Gli inglesi sintetizzano: use it or lose it.
Fonte: http://www.ok-salute.it/benessere-fitness/09_a_enigmistica-cervello.shtml