Incoraggiare ad apprendere una lingua
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Questo articolo è rivolto sia agli insegnanti di una lingua straniera, sia a chi ha deciso di apprenderne una nuova.
Dalla mia esperienza, come allieva all’università e come insegnante di lingue straniere per adolescenti e adulti, ho compreso l’importanza dell’incoraggiamento all’interno del processo di insegnamento e apprendimento di una lingua straniera. Sarebbe bene instaurare un clima di cooperazione tra insegnante e apprendente/i, per generare in questi ultimi uno stato d’animo positivo nei confronti della possibilità di superare le difficoltà che possono sopraggiungere nel corso dell’apprendimento e raggiungere gli obiettivi prefissati. È importante che l’apprendente abbia fiducia nelle proprie capacità; è quindi necessario focalizzarsi su ogni apprendente, incoraggiarlo a superare le eventuali difficoltà e ad impegnarsi a fondo.
A tale proposito cito Mazzeo (Mazzeo, Rosario [2005]. L’organizzazione efficace dell’apprendimento. Personalizzazione e metodo di studio. Trento, Edizioni Erickson): “Incoraggiare vuol dire fare appello e dare fiducia al cuore dello studente perché egli si decida a mettersi in azione e/o continui ad agire in un modo efficace rispetto al raggiungimento della meta”.
Ho potuto osservare che semplici frasi come: “Hai fatto un buon lavoro, continua così!”, “Il tuo intervento è stato molto pertinente, bravo!” assumono un grande significato per l’apprendente, il quale comprende che l’insegnante riconosce i suoi progressi, la fatica e l’impegno necessari al raggiungimento di quel risultato. L’apprendente viene così incentivato a procedere in questo modo, sa che i suoi sforzi verranno riconosciuti.
Anche molti altri autori sostengono l’importanza dello stile relazionale, spiegando che l’incoraggiamento, i commenti positivi, e il coinvolgere gli apprendenti chiamandoli per nome, incentiva la motivazione. Sulla base della mia esperienza, questa volta di apprendente a scuola e all’università, ho però osservato anche l’opposto: alcuni insegnanti, ad ogni intervento degli apprendenti, fanno notare soltanto gli errori commessi, (ad esempio, gli errori di pronuncia in lingua francese, rimarcando magari quanto l’apprendente abbia una pronuncia italianizzante…), rischiando di condurre l’apprendente alla convinzione di non essere portato per una lingua straniera e inducendolo, inconsciamente, alla decisione di abbandonare ogni tentativo di miglioramento. Questo atteggiamento dell’insegnante, attraverso il quale vengono evidenziati soltanto gli errori, demoralizza l’apprendente, il quale crede che ogni suo intervento sia sbagliato nella sua totalità. In questi casi, come ho potuto constatare, anche gli studenti più partecipativi, finiscono col perdere sempre più la voglia di interagire in classe. Gli insegnanti molto critici solitamente credono che il loro atteggiamento aiuti gli studenti a concentrare l’attenzione sugli errori, ma in realtà, mettendo in evidenza soltanto i lati negativi con critiche, rischiano molto spesso di inibire gli studenti piuttosto che favorire l’autocorrezione o il cambiamento (Gordon, Thomas. [1991]. Insegnanti efficaci. Firenze, Giunti Editore, ed. or. 1974, Teacher Effectivness Training).
Nel corso della mia esperienza di apprendente di una lingua straniera ho notato che altri insegnanti, invece, oltre agli errori, riconoscono anche gli elementi positivi, ad esempio il lessico ricco e vario impiegato dall’apprendente oppure la correttezza dei tempi verbali, motivandolo a focalizzarsi sulle proprie lacune e a continuare a potenziare gli altri aspetti.
Sulla base della mia esperienza di insegnante durante un tirocinio e nelle occasioni in cui impartisco lezioni private e corsi di lingue straniere, durante la correzione degli esercizi svolti dall’apprendente, tendo di solito a mostrargli sì gli errori, inducendolo all’autocorrezione, ma mettendo in evidenza anche gli elementi positivi della sua produzione, ad esempio l’impiego di un ottimo termine, una costruzione frastica particolarmente complessa realizzata correttamente. Tendo cioè ad apprezzare il suo impegno, piuttosto che a sottolineare gli insuccessi; cerco di mostrare all’apprendente che oltre agli errori ci sono elementi molto positivi, e che la sua produzione scritta e orale non è mai sbagliata in toto.
Ecco che cos’è per me l’incoraggiamento e perché credo molto in esso. Spero che questo articolo abbia potuto offrirvi spunti di riflessione e qualche suggerimento!
Autore dell’articolo:
Giulia Zaccarelli
Laureata in Lingue e Culture Europee (corso di mediazione linguistica)
Laureanda in Letterature Comparate, Moderne e Postcoloniali
Aspirante traduttrice EN-DE-FR>IT
Mirandola (MO)
Articolo tratto dal blog di Easy Languages & Partners.