Distrazioni al lavoro: colleghi, mail e social abbassano la produttività in azienda- di Davide Mazzocco
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Arriva l’estate e la concentrazione sul lavoro scende sotto il livello di guardia. Ma esiste davvero una stagionalità dell’attenzione? Sembrerebbe di no, semmai alla quantità sempre crescente delle distrazioni quotidiane si aggiungono i sogni ad occhi aperti di spiagge assolate o luoghi sperduti lontani dalla folla.
Secondo una recente ricerca condotta da Ask.com su 2060 adulti occupati full time negli Stati Uniti, i veri elementi di distrazione sono altri. O, sarebbe meglio dire, “gli” altri.
L’89% degli intervistati ammette che sarebbe più produttivo se lavorasse da solo, il 29% preferirebbe il telelavoro e il 63% ammette di essere fortemente disturbato dai colleghi rumorosi. Il 40% degli impiegati spiega che potrebbe ottenere molto di più se non fosse disturbato dai colleghi e un quarto degli intervistati sostiene che si dedica più tempo alle riunioni per progettare il lavoro che al lavoro stesso.
Per limitare le chiacchiere e le conversazioni, il 46% degli intervistati ammette di utilizzare e-mail, chat o telefono per parlare con persone che lavorano nello stesso ufficio.
L’universo digitale è l’altro importante capitolo della distrazione contagiosa che trova terreno fertile nell’adeguamento dei lavoratori a modalità multitasking, impensabili fino a 15-20 anni fa.
I neuroscienziati già lo sostengono e fra qualche decennio potrebbe essere dato di fatto universalmente condiviso: Bill Gates con le sue “windows” ha cambiato il nostro modo di pensare ed elaborare le informazioni. Le “finestre” aperte sono un elemento di distrazione, la più grande novità rispetto ai videoterminali che consentivano l’assimilazione di una sola pagina di videoscrittura alla volta. Una ricerca pubblicata qualche mese fa sul Wall Street Journal parla di una distrazione ogni tre minuti, dunque, venti distrazioni all’ora. E se basta un tweet, un’e-mail o una telefonata per far calare l’attenzione, ci vogliono ben 23 minuti per tornare ai precedenti livelli di concentrazione.
Ovviamente, non bisogna eccedere nemmeno nel senso opposto: un web surfing soft aumenta la creatività, interruzioni mirate e brevi (come la pausa caffè) favoriscono la concentrazione.
Le distrazioni non abbassano solamente il tempo effettivo di lavoro, influenzando la quantità del lavoro: intervengono sulla qualità del lavoro. Bastano distrazioni di tre secondi per raddoppiare la percentuale di errori sul lavoro. Diversi studi hanno tentato un “censimento” delle principali distrazioni sul lavoro, eccole:
1) chiamate telefoniche ed Sms non riguardanti il proprio impiego;
2) e-mail in arrivo;
3) finestre pop up, come chat o messaggi Skype;
4) conversazioni con i colleghi;
5) pause per caffè o snack;
6) visite e monitoraggi dei propri social network;
7) irruzione di visitatori;
8) pensiero rivolto a problemi personali.
I disturbi dell’attenzione sono stati finora studiati più che altro in ambito scolastico, ma stanno diventando un serio problema anche per chi si affaccia sul mondo del lavoro. Le contromisure al fenomeno - come quella di bloccare i social media sui Pc aziendali - sembrano essere una lotta contro i mulini a vento, vista la diffusione dei device. Un problema tutt’altro che trascurabile per le aziende che devono ottimizzare le risorse. E per quanto riguarda i liberi professionisti, sarà un caso che molti di loro, potendo scegliere, preferiscono lavorare di notte, quando c’è meno traffico sul web e i telefonini tacciono?
Fonte: http://it.finance.yahoo.com/notizie/distrazioni-al-lavoro-colleghi-mail-social-abbassano-la-produttivita-in-azienda-123139517.html