Apprendimento linguistico. Tenere in forma la mente
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Avere un cervello funzionante e performante, mi par chiaro, può essere benefico in qualsiasi forma di apprendimento. Ma questo non deve essere visto come un limite o un «dono di natura». C’é chi è piú portato allo studio di altri, o magari allo studio di materie specifiche, ma come discuto in apprendere le lingue straniere è solo per pochi eletti?, il ruolo del talento è marginale. Questo non riguarda solo la strategia e il metodo di studio però: abbiamo la possibilità di influenzare attivamente le prestazioni del nostro cervello. Anche questo è un tema vasto, ma cerco di riassumere le cose piú importanti. Prima di tutto, è bene evitare di studiare troppo a lungo in una sessione unica. Questo lo abbiamo già stabilito al punto precedente, ma c’è un’altra ragione. La nostra capacità di attenzione e concentrazione è limitata, e in effetti gli esperimenti mostrano come nella media una persona non riesca a dedicarsi piú di 10 o 20 minuti a un’attività generica prima di subire un calo nelle prestazioni. Quindi, si può studiare di piú, certo… ma sempre a spesa della qualità. Inoltre, è bene evitare situazioni stressanti. Anche questo è abbastanza intuitivo, ma vediamo nel grafico a fianco (che illustra la cosiddetta legge di Yerkes-Dodson) come il livello di eccitazione sia connesso alle prestazioni, che ovviamente non sono ottimali quando è basso (siamo sonnolenti), ma neanche quando è troppo alto. Forse ancora piú utile è pensare a cosa possa mantenerci al livello ottimale.
Al riguardo, ritendo siano due le cose principali da tenere in mente. Evitare di motivare negativamente, cioè trarre – o imporre – motivazione dietro minaccia di cosa accadrà in caso di fallimento (al contrario motivare positivamente consiste nel pensare al vantaggio ottenuto in caso di successo). Non solo causa una situazione piú stressante e quindi peggiora le prestazioni per la legge suddetta, ma può anche attivare vari meccanismi psicologici di difesa che, in atto, ostacolano l’apprendimento. È interessante notare che questo meccanismo è valido anche per specie diverse da quella umana: infatti è il fondamento dell’addestramento dei cani di tutti gli addestratori che si basano su uno studio scientifico e serio della psicologia del cane e del comportamento animale.
Inoltre, è meglio concentrarsi sul progresso e sul miglioramento che sul risultato (anche questo, peraltro, è un importante principio di addestramento dei cani). Mi è capitato di seguire persone (tramite ripetizioni o per semplice favore a conoscenti) e provare a consigliarle metodi alternativi di approcciare un certo problema, e sentirmi dire che «non è servito a nulla», perché non ha prodotto il «risultato» (superare l’esame). Piuttosto, però, bisognerebbe concentrarsi sul cambiamento: se la persona era gravemente insufficiente (i risultati precedenti erano un 3 o 4), e dopo diventa quasi sufficiente (un 5.5), evidentemente qualcosa è cambiato. Piuttosto che concentrarsi sul fallimento dell’obbiettivo, dovremmo concentrarsi su cosa ci fa avvicinare ad esso. E fare l’ultimo passo mancante nella direzione giusta.
Ci sono poi varie cose che è possibile fare per mantenere in generali in forma la nostra mente. Possiamo intervenire tanto nell’immediato (mangiare o fare attività fisica primo di uno studio o di un esame ha un effetto positivo), quanto soprattutto nel lungo periodo. Lo stile di vita, le abitudini alimentari, il sonno e l’esercizio fisico possono influenzare notevolmente le prestazioni del nostro cervello (oltre che, piú ovviamente, il nostro stato di salute generale). Pure questo è un tema vasto, e che magari cercherò di affrontare meglio in qualche scritto successivo.
Vorrei soltanto sottolineare, per concludere il punto, che è necessario informarsi in maniera critica e scrupolosa su cosa realmente produce benefici e cosa no. Ad esempio, ci sono un sacco di programmi commerciali di brain training, che però si sono rivelati inefficaci a ogni esame scientifico (a differenza, ad esempio, di normali videogiochi che possono produrre vari benefici cognitivi!) Quanto a cibo, diete o esercizio fisico, essendo temi molto «caldi» c’è in vendita una gran quantità di scarso materiale, che non solo non offre i migliori risultati ma può essere anche nocivo (ad esempio, svariate diete molto popolari sono assai pericolose). In generale, tra i consigli che spesso si sentono ci sono piú miti che verità, e quindi bisogna stare attenti a cosa si ascolta.
Infine, visto che questo decalogo riguarda principalmente le lingue, per finire vorrei fare una breve menzione a una delle caratteristiche del nostro cervello importanti per questa forma specifica di apprendimento: le cosiddette funzioni esecutive. Si tratta di un insieme di «moduli» funzionali della mente che regolano alcuni vari processi mentali superiori, tra cui pianificare, anticipare il futuro, prevedere conseguenze, spostare attivamente l’attenzione e focalizzarla solo sugli elementi importanti, attivazione di strategie appropriate alla risoluzione di un problema e inibizione di quelle non richieste.
I punti evidenziati sono la ragione per cui le funzioni esecutive hanno un ruolo importante nell’apprendimento delle lingue (ma non solo: sono importanti tanto nella matematica, ad esempio, quanto nelle interazioni sociali). La capacità di scegliere la risposta appropriata e «inibire» quelle fuori luogo è infatti importantissima per il bilinguismo, dove è necessario «pensare» in due modalità distinte: ovvero, se parlo una seconda (o terza, o quarta) lingua, devo essere in grado di «filtrare» la mia conoscenza per produrre la risposta appropriata. Se io parlo ad esempio di cani con qualcuno, io so che in inglese si dice dog, in ispagnolo perro, in russosabaka, in ceco pes, in finlandese koira, in giapponese inu. Pertanto, per parlare correttamente, il mio cervello deve essere abile nel selezionare immediatamente, tra tutte queste risposte accurate per il pensiero «cane», quella adatta al contesto appropriato, inibendo tutte le altre.
Ebbene, come sviluppare le funzioni esecutive? Sono stati mostrati vari fattori che contribuiscono al loro sviluppo e miglioramento. Prima di tutto, il solito sonno! Poi ci sono esercizi specifici che possiamo fare, come il cosiddetto esercizio a priorità variabile, dove cioè dobbiamo fare contemporaneamente due attività distinte, ma la priorità da assegnare a ciascuna varia col tempo in maniera imprevedibile. Esistono programmi commerciali per far questo (bisogna però fare attenzioni perché esistono alcune approssimazioni che non seguono il modello originale, e quindi promettono gli stessi risultati senza poter dimostrare alcuna efficacia reale), e ne sto sviluppando io stesso uno (a proposito, ricordo a chi fosse interessato a queste cose e volesse partecipare nello sviluppo che su Aurora cerchiamo collaboratori). Ma ci sono altre cose che possiamo fare nella vita quotidiana per migliorare le funzioni esecutive. Ad esempio, esercizi di meditazione, in particolare quelli che si concentrano sull’incrementare la consapevolezza di sé e rivolgono specificamente l’attenzione sui propri pensieri e sulle proprie azioni. Oppure esercizi di recitazione. Cosa c’entra? Dicevamo prima che le funzioni esecutive sono importanti anche per le interazioni sociali, ed ecco perché: gli stessi meccanismi sono in atto quando facciamo attenzione a quanto fanno e dicono gli altri, cerchiamo di dedurne gli stati emotivi, stabiliamo il modo giusto di comportarsi in un determinato contesto. Si prenda, ad esempio, quanto detto prima sulle lingue, e applichiamolo a vari tipi di saluto, da quello piú formale a quello piú familiare. In base al contesto, a chi è presente, a cosa voglio ottenere dovrò fare attenzione ad esempio a non salutare il responsabile del mio settore da cui vorrei ottenere una promozione con «oh, boia de’, grande! Com’è? Cazzo de’, è una vita che ’un ci si vede!» Ovvero, devo essere in grado di inibire questa risposta potenzialmente valida (se incontrassi un mio vecchio amico), che però non è appropriata al contesto.
Esercizi di recitazione, cioè il calarsi in contesti differenti, imitare abitudine diverse, impersonare caratteristiche insolite è per questo un buon modo di sviluppare funzioni cognitive. Un altro esempio diffuso, divertente e popolare sono i giochi di ruolo, in cui ogni giocatore «impersona» un diverso personaggio.
http://demitogroup.com/blogtonarini/decalogo-i-consigli-per-imparare-davvero-una-lingua-straniera-parte-2/