Traduttori, cavalieri inesistenti
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Avete mai letto Il cavaliere inesistente di Italo Calvino? Un traduttore potrebbe scovare nel protagonista il proprio alter-ego: un guerriero chiuso e invisibile nella sua armatura, una persona cancellata dietro lo schermo delle sue funzioni.
“Che lavoro fai?”
“Il traduttore”.
“Che bel mestiere!”
In realtà quasi nessuno ha la più pallida idea di quale sia la giornata-tipo di un traduttore, catapultato per ore interminabili nel mondo virtuale del testo da tradurre. Per inquadrare la sua figura basta un’immagine: un cavaliere medievale errante che vagabonda per boschi sempre nuovi in cerca di avventure, con la speranza di dimostrare il proprio valore. Agilulfo, il personaggio inventato di Italo Calvino è la parodia dell’uomo contemporaneo alienato e ridotto ad identificarsi con la sua funzione.
Il traduttore, come Agilulfo, è invisibile: l’invisibilità è condizione necessaria per non trasmettere l’idea che il libro sia stato tradotto.
Agilulfo, lui, aveva sempre bisogno di sentirsi di fronte le cose come un muro massiccio al quale contrapporre la tensione della sua volontà, e solo così riusciva a mantenere una sicura coscienza di sé. Se invece il mondo intorno sfumava nell’incerto, nell’ambiguo, anch’egli si sentiva annegare in questa morbida penombra, non riusciva più ad affiorare dal vuoto un pensiero distinto […] Allora si metteva a contare: foglie, pietre, lance, pigne, qualsiasi cosa avesse davanti. O a metterle in fila, a ordinarle in quadrati o in piramidi. L’applicarsi a queste esatte occupazioni gli permetteva di vincere il malessere, d’assorbire la scontentezza, l’inquietudine e il marasma, e di riprendere la lucidità e compostezza abituali. ( Estratto del I capitolo)
Qualcosa sta cambiando: grazie al successo dei social networks, il traduttore sta esplorando nuovi strumenti di visibilità. Riuscirà ad uscire dall’anonimato?
di Elisa Croci
https://spaziodeltraduttore.wordpress.com/