APC ovvero Alcuni Piccoli Consigli per scrivere in inglese (noti ai più, ma just in case…)

1. L’inglese va pazzo per gli acronimi, tanto da usarli addirittura con i nomi propri (e chi si scorda JR Ewing?). In rete, il più noto è FAQ, ma ce ne sono parecchi altri e non credo che ci sia bisogno di spiegare che significa AOL o URL. Ma anche qui vale il consiglio di non farsi prendere la mano. Il fine ultimo è sempre quello di farci capire dal famoso studente di Kuala Lumpur… (per me il re degli acronimi rimane sempre KISS, ovvero Keep It Simple Stupid …)

2. La forma passiva, in inglese, non funziona. O forse funziona nelle mani di Virginia Woolf, ma non nelle nostre. Lasciate perdere. Il problema sorge quando dobbiamo tradurre da un testo italiano. La nostra lingua ama molto le forme impersonali, che fanno spesso coppia con le forme passive. Se vi trovate in questa situazione il mio consiglio è di trasformare completamente la frase, rendendola attiva e, ove possibile, dandole un soggetto. Lo so che per alcuni può essere un atto criminale, ma è molto meglio che avventurarsi nel passivo o, peggio ancora, rispolverare l’impersonale “one” (one should always check one’s belongings…) che è brutto, complicatissimo e oramai usato solo in certi atti legali.

3. I generi, soprattutto in America e in Inghilterra, sono una questione delicatissima. Noi non ci facciamo tanto caso, anche perché la struttura dei nostri verbi ci evita in molti casi l’uso dei pronomi. Ma per carità non date per scontato che il pronome maschile possa essere universalmente utilizzato quando scrivete in inglese. C’è stato un periodo in cui tutti usavano entrambe le versioni she/he. Ma era stancante e affossava il testo. Alcuni adoperano solo il femminile, ma se non ci siete abituati fa uno strano effetto. Non esistono ancora regole per rimanere nel politically correct senza confondere il lettore o rischiare di offendere qualcuno. Il che significa: cercate di evitare l’uso del pronome (siete degli scrittori, o no?), ma poi lasciate perdere e usate quello che vi è più comodo. Evitiamo al povero studente di Kuala Lumpur lo stress di una crisi d’identità…

4. Attenzione: la regola sui modi di dire vale anche per l’italiano: non pretendete di tradurli letteralmente in inglese! Sembra un consiglio ovvio ma io l’ho sentito fare nell’azienda in cui lavoravo e vi assicuro che c’è da mettersi le mani nei capelli. Roba tipohe is a piece of bread o to the blind (alla cieca). La più memorabile del genere rimane sempre quella dell’ingegnere (giuro è una storia vera!) che, stremato dall’insistenza del cliente inglese, sbottò: “Or you eat the soup or you jump off the window!”

5. Gratis è, ahimè, una parola latina. Se la usate in inglese, lascerete il vostro lettore attonito. O forse non più, perché sono talmente tanti gli italiani che la usano liberamente, convinti che sia inglese solo perché termina con una consonante…

6. Se scrivete nel nostro paese - siete italiani -, naturalmente usate la lingua italiana. Ma se scrivete in inglese, remember you write in English! And you eat Chinese springrolls and listen to French music. Gli aggettivi derivanti dai nomi dei paesi vogliono semprel’iniziale maiuscola. Grazie a dio c’è il correttore automatico, ma se usate un software con versione italiana...

7.non vi fidate ciecamente dello spelling check. In inglese ci sono parole molto simili tra loro, ma pericolosamente diverse nel significato. Il computer controlla che le abbiate scritte correttamente, non che abbiano una coerenza con il testo. E cosi è successo al mio collega, che nel bilancio di fine anno, quello da mandare a tutti i partner sparsi nel mondo, invece di scrivere Balance Sheet...

8. Tutti questi consigli si rivolgono a coloro che hanno una sufficiente conoscenza della lingua da scrivere in inglese. Se per voi chiedere un Big Mac in un McDonald londinese rappresenta un’impresa titanica, lasciate perdere. Improvvisare significa, in questo caso, fallire miseramente. O, nella migliore delle ipotesi, far sbellicare i pochi umoristi disposti ad andare fino in fondo al vostro testo.

9. Lo screen saver del mio computer è uno scrolling text con una celebre frase di Kathrine Hepburn. Il suo consiglio rimane secondo me l’unico da tenere sempre a mente:“If you follow all the rules, you miss all the fun!”.

Chiara Di Loreto, nata a Napoli nel 1970, è laureata in lettere moderne e lavora da diversi anni come account manager in agenzie di comunicazione e pubblicità.
Dopo un lungo tirocinio a Londra e alcune esperienze lavorative a Milano, oggi vive e lavora a Roma.

http://www.mestierediscrivere.com/articolo/inglese

Pour être informé des derniers articles, inscrivez vous :
Thème Noodle -  Hébergé par Overblog