Rivalutato il ruolo del caffè

http://www.laltramedicina.it/images/stories/articles_images/caffe.jpgUmberto Tirelli, direttore del Dipartimento di Oncologia medica dell’Istituto Nazionale Tumori di Aviano, in provincia di Pordenone, ci ha segnalato i risultati di questo studio, pubblicato su una delle più autorevoli riviste scientifiche in circolazione, il New England Journal of Medicine. Attendiamo i vostri commenti…
E’ appena stato pubblicato sul New England Journal of Medicine il più grande studio prospettico al mondo sull’associazione tra consumo di caffè e malattie, in particolare quelle cardiovascolari, infettive e oncologiche, condotto dal National Cancer Institute di Bethesda tra 1995 al 2008 su oltre 400 mila persone di età compresa tra i 50 e 71 anni all’ingresso, escludendo ovviamente tutti coloro che già avevano una malattia cardiaca o un tumore, con 52.000 morti osservate nel corso dello studio. I ricercatori americani hanno consultato i registri nazionali delle cause di morte per monitorare i decessi e le relative cause di morte nel periodo dello studio. La valutazione del consumo di caffè è stata effettuata una volta sola all’ingresso dello studio e sono stati tenuti in conto i comportamenti negativi sulla salute, spesso legati al consumo del caffè, come fumo e abuso di alcol. Lo studio ha evidenziato un’inversa associazione tra consumo di caffè e mortalità totale e mortalità malattia-specifica. In altre parole, gli uomini che bevevano anche 6 o più tazzine di caffè al giorno hanno evidenziato una riduzione della mortalità totale del 10%, rispetto agli uomini che non bevevano caffè, mentre nelle donne il rischio diminuito è sceso al 15%. I risultati non hanno subito variazioni sia che i consumatori assumessero prevalentemente caffè normale o decaffeinato. Questi risultati sono stati confermati in relazione a malattie cardiache, respiratorie, al diabete, alle infezioni, agli ictus, ai traumi, mentre, per quanto riguarda il cancro, questa associazione è stata borderline positiva per gli uomini ma negativa per le donne. “Questi risultati”, commenta Tirelli, “confermano quelli precedenti di altri studi condotti nel mondo ma molto meno estesi di questo del National Cancer Institute. Ovviamente, lo studio ha diverse limitazioni, per esempio si è valutata la quantità di caffè assunto una sola volta, cioè all’ingresso nello studio, che peraltro è durato 13 anni, ed inoltre non si sa se il caffè fosse espresso, o all’americana o di altro tipo. Comunque, la notevole ampiezza del campione è in grado di dare delle risposte significative.
Il caffè, una delle bevande più consumate al mondo, contiene un migliaio di componenti, molti dei quali sono antiossidanti e composti bioattivi che potrebbero spiegare la protezione evidenziata nei confronti delle malattie. Questi importanti risultati dovrebbero finalmente assicurare la popolazione che fa uso di caffè nei riguardi della sicurezza per la salute di questa diffusa bevanda. Infine, se si riuscisse ad identificare le sostanze protettive contenute nel caffè, si potrebbe procedere o con un “caffè speciale per la salute” intensificando la percentuale di queste sostanze oppure utilizzadole in vere e proprie formulazioni farmaceutiche per proteggerci dalle malattie”.

L'Altra Medicina N.20 - Magazine - Giugno 2013
Autori Vari

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