Poliglotti come camaleonti: " Se parlano un'altra lingua cambiano personalità"
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POLIGLOTTI simili a camaleonti. Pronti a cambiare personalità quando parlano in un'altra lingua. Assumendo così di volta in volta toni e atteggiamenti diversi. E' l'altra faccia del bilinguismo. Persone che saltano da un linguaggio all'altro e come Zelig, nel film di Woody Allen, si trasformano. Assorbendo completamente un'altra cultura si plasmano. Fino a modificare la loro visione del mondo. E' il semplice fatto di esprimersi in un idioma diverso da quello imparato da bambino, a far emergere aspetti nuovi del proprio carattere. A raccogliere le voci di una serie di esperti che sostiene la tesi del 'multilinguismo camaleontico' è il giornale The Economist, che da tempo ha dato vita anche a un blog sul linguaggio. Si chiama Johnson, in onore dell'autore del dizionario inglese Samuel Johnson.
Linguaggio e visione del mondo. Ad aprire il dibattito, in un articolo pubblicato su The Economist, un'intuizione di Benjamin Lee Whorf, un linguista statunitense morto nel 1941. Fu lui infatti a sostenere per primo il rapporto fra idioma e visione del mondo, un tema ribattezzato Whorfianism. Numerosi psicologi ed esperti hanno continuato nel tempo a seguire questa strada e sono convinti che il linguaggio possa influenzare il pensiero.
"Pensiero e parola". Non ci sono dubbi sul fatto che avere accesso a diverse culture influisca direttamente sul modo di essere dell'individuo. Padroneggiare una seconda lingua il più precocemente possibile permette di avere una marcia in più in diversi campi. Secondo uno studio di un anno fa, i poliglotti riuscirebbero a capire più velocemente qual è la scelta giusta in una situazione di conflitto.
La personalità. Ma parlare una lingua piuttosto che un'altra potrebbe anche cambiare la personalità delle persone. Almeno ne sono convinti diversi psicologi che hanno studiato una serie di comportamenti. Dal momento che è quasi impossibile essere perfettamente bilingui, nella maggior parte dei casi si è più forti in uno dei due idiomi. Ed è proprio questo aspetto a cambiare, secondo i sostenitori del Whorfianism, l'atteggiamento di chi parla che, sentendosi più insicuro in determinate situazioni, finisce per modificare atteggiamento.
La lingua madre. Inoltre i poliglotti pensano più lentamente quando parlano una lingua straniera e per questo si sentono in qualche modo 'diversi' quando fanno conversazione. Mentre quando invece tornano alla lingua madre acquistano sicurezza, sono più spontanei, spesso più sciolti e persino più divertenti. Numerosi test di psicologi hanno dimostrato che è perfettamente bilingue, si comporterà in modo diverso parlando il linguaggio che conosce di più. Un portoricano di New York, ad esempio, sarà più sciolto in spagnolo anche se parla perfettamente inglese.
"Allontana rischio di demenza". Nel tempo sono stati pubblicati numerosi studi sull'effetto del bilinguismo sul cervello. Secondo una ricerca indiana dell'Institute of Medical Sciences di Hyderabad, appena pubblicata suNeurology, parlare una seconda lingua può ritardare l'insorgenza di tre tipi di demenze. I ricercatori hanno analizzato un campione di 700 persone e hanno visto che coloro che parlavano due lingue si sono ammalate più tardi di Alzheimer, di demenza frontotemporale e di demenza vascolare rispetto a coloro che parlavano una sola lingua.
Fonte: http://thepolloweb.blogspot.it/2013/11/poliglotti-come-camaleonti-parlano-un.html