Lingue, ne scompaiono due al mese

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Nel giro di un paio di secoli, in tutto il Pianeta se ne parleranno solo tre: inglese, spagnolo e cinese. È la «profezia delle lingue », dagli studi di David Crystal, a cui la Società Dante Alighieri dedica l’ultimo numero di MadreLingua(supplemento del suo trimestrale, Pagine della Dante). Ogni anno, nel mondo, ne scompaiono 25, una ogni due settimane, e ce ne sono almeno 2.500 che rischiano l’estinzione a breve. Negli ultimi 500 anni abbiamo perso la metà delle lingue oggi parlate, circa 7 mila, ma il dato peggiore è la velocità con cui continuano a diminuire: entro la fine del secolo, un’altra metà scomparirà. E anche per l’italiano il futuro non è roseo: entro il 2050 il nostro vocabolario vedrà il numero di parole, circa 270 mila, ridotto alla metà.   
 

CARE ESTINTE 

Tra le ultime sparizioni eccellenti spicca il Cromarty, un dialetto scozzese ispirato alla Bibbia: l’ultimo in grado di parlarlo, Bobby Hogg, registrato dall’università di Aberdeen, è morto nel 2012. Il Bo era invece una lingua dell’arcipelago delle Andamane, in India (il Paese dove ne scompaiono di più: 220 negli ultimi cinquant’anni), ed è morto nel 2010 insieme con Boa Sr., studiata dai linguisti di tutto il mondo, che era miracolosamente sopravvissuta allo tsunami del 2004. Intanto, in Italia, negli ultimi settant’anni sono scomparsi circa 200 dialetti.  


SORVEGLIATE SPECIALI 
Proprio 5 delle nostre «lingue», protagoniste il 17 gennaio della Giornata nazionale del dialetto (e dal 23 al 26 del Festival delle Scienze di Roma, dedicato ai «Linguaggi»), sono sotto osservazione dell’Unesco. Tra queste il Gardiol, una variante del piemontese parlato in Calabria da 300 persone. In Svizzera stanno facendo di tutto per salvare il Romancio, simile al friulano e parlato da 60 mila persone, soprattutto nel Cantone dei Grigioni (quello di St. Moritz). Mentre la guerra in Siria rischia di far scomparire l’Aramaico, la lingua di Gesù, usata solo nel villaggio di Maaloula, teatro di battaglia.

NEW ENTRY 
La scoperta di una nuova lingua è un evento eccezionale: l’ultima volta è capitato in Australia, a luglio, nel villaggio di Lajamanu, circa 700 abitanti. La Warlpiri rampaku («Warlpiri veloce») mescola inglese, creolo e dialetto aborigeno: i primi a usarla sono stati i bambini. Parlato da circa 40 milioni di persone, la maggior parte immigrati ispanici negli Usa, è invece lo Spanglish, un mix tra inglese e spagnolo (in Spanglish hamburger e hotdog si dicono jambelger e joldog). E poi c’è il Textese, la lingua dei cellulari e di Internet, che mescola lettere, numeri e simboli (da 4U, per te in inglese, a C6 e xò in italiano).  

DA GUINNESS 
Il record di lingua più complessa va al giapponese, che usa tre metodi di scrittura: i sillabari, le lettere alfabetiche e i logogrammi, che sono chiamati kanji (ne esistono così tanti che il ministero dell’Istruzione ne ha ufficialmente riconosciuti «solo» 1.945). Il primato del cognome più lungo, 36 lettere, spetta invece a una signora hawaiana, che ha anche vinto una battaglia legale per farselo scrivere per esteso sulla patente. In italiano la parola da record è una disciplina medica: psiconeuroendocrinoimmunologia: 30 lettere. Nulla rispetto alle 95 di quella svedese: 
SPÅRVAGNSAKTIEBOLAGSSKENSMUTSSKJUTAREFACKFÖRENINGSPERSONALBEKLÄDNADSMAGASINSFÖRRÅDSFÖRVALTARENS
(che significa: direttore del magazzino approvvigionamento uniformi per il personale dei pulitori dei binari della compagnia tranviaria).

http://www.vanityfair.it/news/mondo/14/01/20/lingue-nel-mondo

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