Linguaggio umano e movimenti dei delfini
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Due ricercatori del Politecnico della Catalogna (UPC) e dell’Università di Aberdeen, nel Regno Unito, hanno mostrato per la prima volta che la legge di brevità del linguaggio umano, proposta dal filologo statunitense George K. Zipf, tra gli altri, secondo cui le parole più utilizzate tendono a essere più corte, si può estendere anche al comportamento di altre specie animali. In particolare, si è trovato che i delfini tendono a effettuare movimenti più semplici sulla superficie dell’acqua.
"Gli schemi del comportamento del delfino sulla superficie obbediscono alla stessa legge di brevità del linguaggio umano, perché in entrambi i casi si ricercano i codici più semplici ed efficienti”, ha spiegato Ramón Ferrer i Cancho, coautore dello studio pubblicato sulla rivista “Complexity” e ricercatore del Dipartimento di linguistica e sistemi IT dell’UPC.
Nel corso dello studio, i ricercatori hanno compiuto un’analisi di frequenza delle parole nel racconto di Oscar Wilde Il ritratto di Dorian Gray. La parola più utilizzata è risultata l’articolo di tre lettere "the", mentre quelle via via più lunghe, come per esempio "responsibilities" si trovano sempre più difficilmente.
Per quanto riguarda la parte biologica, osservando un gruppo di tursiopi della Nuova Zelanda, i ricercatori hanno rilevato più di 30 schemi di comportamento più alcune unità correlate e hanno osservato come i delfini tendano a compiere con maggiore frequenza gli schemi di comportamento di una unità, mentre quelli composti di quattro unità sono utilizzati molto più di rado.
"I risultati mostrano che le strategie più semplici ed efficienti dei delfini sono simili a quelle utilizzate dagli esseri umani per le parole, o per ridurre le dimensioni di una foto in formato digitale memorizzata in un computer”, ha concluso Ferrer.
Fonte: www.lescienze.it