" Linguaggio chiaro versus comunicazione istituzionale" di *Mario Caligiuri
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Il tema del linguaggio nell'area della comunicazione istituzionale è ovviamente fondamentale. Senza pretesa di esaustività ma solo per tracciare alcune tendenze illustrerò in modo rapido alcuni casi di semplificazione legislativa a livello comunitario, a livello nazionale - sia in Europa che in America - ed a livello italiano nei vari ambiti centrali, regionali e comunali.
Un aspetto importante che si rileva è che la semplificazione del linguaggio è un obiettivo che si pongono tutte le grandi e moderne democrazie.
Quindi un tema di grandissima importanza perché le scelte politiche hanno un senso se non restano virtuali, quindi nella fase della gestione c'è una conseguenza.
Allora il linguaggio delle leggi rappresenta un vincolo, come sappiamo, per tutti gli altri linguaggi pubblici. Quindi semplificando il linguaggio del-la legge a cascata si semplificherà tutto il resto.
In Italia, come sappiamo, c'è una stima prudenziale che identifica in 50mila leggi quello che è il patrimonio giuridico del nostro Paese.
Forse nel nostro Paese abbiamo bisogno di 600 codici circa ma ne abbiamo solo qualche decina. Sappiamo tutti che il linguaggio è democrazia e non solo ce lo ricorda ripetutamente Noam Chomsky grande fustigatore dell'impero americano che centra un aspetto importante.
Quali sono le ragioni dell'ambiguità delle leggi? Molte sono volute perché non si sceglie chiaramente l'interesse da tutelare, quindi si adotta la tattica della salvaguardia del potere per avere le mani libere e privilegiare di volta in volta quelli che sono gli interessi più vicini magari a scopo elettorale.
Poi c'è questa visione colta della politica e noi sappiamo che la politica dovrebbe essere il tempo del futuro mentre si riduce in una salvaguardia dell'esistente spesso di sé stessi. Infine l'altra ragione dell'ambiguità credo sia quello del mantenimento del potere di determinate categorie che si legittimano a vicenda. Da un lato chi interpreta, quindi i giudici, e dall'altro gli avvocati e per altri aspetti i burocrati.
Quindi si crea un circolo per nulla virtuoso per cui la tutela delle proprie prerogative diventa preminente: infatti proprio ieri abbiamo assistito ieri allo sciopero di gran parte della magistratura.
Non entro nel merito della riforma, ma sono problemi che vanno posti perché bisogna porre un argine a delle corporazioni che legittimano se stesse, che si autogiudicano da sole e che finora non rispondono a nessun criterio di produttività se non a quello dell'avanzamento automatico.
Credo siano temi su cui è giusto che si ponga necessariamente mano, perché siamo in tremendo ritardo.
In Italia il dibattito tra linguisti sulla semplificazione del linguaggio burocratico è antico e a tal proposito si fronteggiano due scuole. La prima è quella di Tullio De Mauro, a cui afferisce anche Alfredo Fioritto curatore del "Manuale di stile ", e di Sabino Cassese che sostengono che è necessario semplificare. Compito, evidentemente, non facile.
A questo proposito De Mauro cita sempre l'aneddoto di Santa Redegonda, che fa riferimento ad un romanzo francese dell'800 in cui una giovane diceva di sognare Santa Redegonda che era in grado di rispondere a qualunque tipo di questione le potesse essere posta. Quindi le persone andavano da questa ragazza e ponevano domande: "mi sposerò?", "avrò un lavoro?", "cosa prevede per me il futuro?". E lei rispondeva sempre con le parole che la Santa le riferiva in sogno. Accadde una volta che un professore di matematica pose alla ragazza la soluzione di un problema difficilissimo di trigonometria. È facile immaginare che la Santa non rispose: perché la ragazza - naturalmente - si inventava le risposte.
Quindi il problema qual è? Ci sono linguaggi specifici che vanno saputi utilizzare e quindi la ragazza non avendo conoscenze di trigonometria non fu in grado in quel caso di inventarsi nessuna risposta.
L'altro punto di vista per quanto attiene la semplificazione del linguaggio è oggi espresso da Michele Cortellazzo e da Mirco Pavoni che addirittura affermano che il linguaggio burocratico è una varietà alta della lingua che occorre mantenere perché ha le sue ragioni storiche e difende i cittadini dalle ingiustizie.
Quindi il problema è quello del circuito comunicativo. Una cosa è parlare ai cittadini e un'altra parlare ai medici e agli avvocati, cioè rivolgersi a chi ha necessità di utilizzare un linguaggio specialistico. Secondo questi studiosi il problema non è cancellare il burocratese ma semplificarlo.
Quindi il linguaggio burocratico diventa addirittura una salvaguardia della democrazia. Bisogna certo conoscere le leggi, perché è sempre attuale il motto latino dura lex sed lex, però bisogna anche avere fiducia in chi le leggi poi le interpreta e le applica. Il contadino che ebbe una questione di confini con Federico II di Prussica disse "ci sarà pure un giudice a Berlino" quindi c'era la fiducia in una categoria che è fondamentale per garantire la civile convivenza, una categoria assolutamente terza.
Quindi le leggi rappresentano la prima forma di comunicazione tra Stato e cittadino. Ma le cose stanno cambiando.
Si usano più linguaggi. Scrive Ignazio Ramonet direttore di Le Monde diplomatique: "Lo Stato è diventato da qualche anno uno dei migliori clienti delle agenzie di pubblicità. Mediante questi spot gli Stati tentano di persuadere i telespettatori e i cittadini che si stanno preoccupando del loro benessere, della loro salute e della loro qualità della vita". Ma ci spiega Lorenzo Bardin che "la pubblicità di Stato è il segnale che stiamo entrando nella società dei fantasmi", si vede qualcosa che deve essere fatto come per esempio l'integrazione degli immigrati e si pensa che sia stato già realizzato solo perché lo si è visto.
Non si cerca più di agire sulle realtà ma sulle immagini. Vediamo quindi che lo scenario che abbiamo di fronte è di questo tipo per cui approdiamo alle esperienze di caso a livello comunitario. C'è un sito interessante a livello europe attraverso cui si vede questa interessantissima campagna che è fight thè fog, combatti la nebbia, che riguarda le traduzioni in inglese a livello comunitario: http://europa.eu.int./comm/translation/en/ftfog.
Nasce nel 1998, guarda caso durante il semestre di Presidenza della Gran Bretagna per colmare il distacco tra istituzioni europee e pubbliche perché semplificare la legislazione europea era il primo obiettivo e lo è stato anche sotto la Presidenza Prodi.
L'Unione europea come ha detto benissimo il professor Gambino soffre di questo deficit di democrazia che è endemico e certo non può fare regredire i processi di integrazione ma che oggettivamente pone dei problemi reali.
L'Unione europea, come scriveva Rampini nel 2000, trova nei burocrati comunitari il peggior nemico di Internet perché rendere trasparente, conoscibile nelle varie lingue le normative europee certamente riduce il potere di chi a Bruxelles svolge dei ruoli all'interno della burocrazia.
I servizi che furono fatti all'interno di questa campagna in cui sono stati proposti degli adesivi, opuscoli, consigli pratici, premi, seminari e addirittura un logo, in questi seminari con i traduttori emersero alcuni problemi che forse possono esserci utili.
Primo: la redazione dei testi da parte di persone non di madrelingua con la creazione di quell'euro inglese e quindi la tolleranza come conseguenza dell'inglese difettoso, la paura della brevità, il gergo europeo, la costruzione del consenso e questo è molto interessante perché per trovare un accordo ad ogni costo magari anche quando non è possibile e quando non è utile i documenti vengono gonfiati e la loro logica viene distorta. Il linguaggio oscuro quindi aiuta ad acquisire consenso politico. Questa campagna ha avuto successi e fallimenti di diversa natura. La cosa importante - ne cito solo una - è la proposta di questi citizen summary che è un riassunto delle leggi che non ha valore legale ma informativo per i cittadini. Poi la creazione dell'euro lex in cui c'è tutta la legislazione gratis della Unione europea nelle diverse lingue a livello europeo.
La Gran Bretagna ha lanciato una bellissima campagna, la plaìn english campagne che è un gruppo di pressione indipendente che lotta per avere una informazione pubblica in un inglese più semplice. Non a caso viene notato in Inghilterra che le categorie che maggiormente usano la lingua tecnica sono la professione legale e l'industria finanziaria. Non è casuale.
Fu una battaglia iniziata negli anni sessanta da Chrissie Maher che iniziò dopo che due signore erano morte alla fine di quel decennio perché non erano state in grado di compilare dei moduli. Nel 1979 è diventato un movimento vero e proprio con sede nel Derbyshire. Si autofinanzia completamente ed è indipendente. Questo è Venglish style della comunicazione pubblica come il professore Rolando sa bene e vede come uno degli strumenti privilegiati di coordinamento della informazione pubblica il Coi - Central Office of Information - struttura privata quasi l'equivalente del nostro Dipartimento per l'Informazione e l'Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri con le debite differenze che però è privato e che vende i propri prodotti al pubblico.
Allora cosa è l'inglese semplice? È qualcosa che il pubblico capisce la prima volta che lo legge. Viene usato un simbolo di chiarezza riconosciuto a livello internazionale che è il cristo! mark ovvero l'equivalente del nostro premio Chiaro che si usa anche in internet. Ogni documento passa attraverso 35 test tecnici e un test sul pubblico per verificarne la comprensione cosa che sarebbe utile fare anche da noi. Margaret Thatcher già nel 1982 aveva rivisto tutta la sua modulistica, ridisegnando ben 41 mila moduli ed eliminandone 30mila. In questo modo è stato stimato un risparmio annuo di circa 700 miliardi di lire di allora ottenuto non solo grazie alla minore produzione di carta ma anche al minor numero degli errori commessi dai cittadini nella compilazione dei moduli e quindi al minor tempo impiegato dai funzionari per l'istruttoria delle pratiche per fornire ulteriori spiegazioni. Altro esempio negli Usa, National Performance Revue. Qui si vede l'utilizzo intelligente di internet come semplificazione burocratica. Una grande iniziativa proposta da Bill Clinton e poi attuata in modo molto intelligente e costante dal Vicepresidente Al Gore. Fu un gigantesco processo di innovazione della macchina governativa Usa che ridusse del 16 per cento il suo personale pari a 365mila addetti in meno con un risparmio di 165 miliardi di dollari. Vennero prodotte 382 raccomandazioni, ministero per ministero, agenzia per agenzia e nel progetto si indicavano anche obiettivi quantitativa che poi furono raggiunti: 108 miliardi di dollari di minori spese nel periodo 1995-1999; 273mila posizioni di staffe di controllo in meno. Quindi tutta una serie di iniziative che sgravarono il bilancio federale di 137 miliardi di dollari e contribuì a fare in modo che il bilancio federale fosse in pareggio, quindi con l'utilizzo intelligente della rete che già oggi vede che il fisco federale americano ha le sue procedure interamente in rete e la gran parte della modulistica disponibile in rete in Italia.
In Italia il Codice di stile del 1993 fu curato - anche questo -da Alfredo Fioritto, sotto l'impulso di Sabino Cassese: è stata la prima occasione in cui venne introdotta un'idea forte nel settore. Si è quindi cercato di utilizzare anche in Italia le tecniche della comunicazione pubblica ed in particolare del linguaggio legislativo facendo riferimento ad esperienze tedesche, spagnole e scandinave proponendo 15 regole di scrittura semplificata. Venne attivato un progetto di sviluppo che approdò poi nel 1997 al Manuale di stile. Tra le altre cose citate anche dal professor Sepe la "direttiva Frattini" dell'8 marzo 2002 sulla semplificazione del linguaggio dei testi amministrativi, il premio Chiaro e tutta un'altra serie di iniziative che si sono svolte.
Interessante è uno studio di Michele Cortellazzo che ha compiuto una analisi linguistica sui testi delle Università italiane per individuare i ricercatori. Ebbene da questo si può constatare che le Università non utilizzano le tecniche che invece insegnano.
A livello regionale, il mio punto di vista è questo. Le Regioni sono state più attente dello Stato in relazione alla comunicazione pubblica. Tanto è vero che in tutti gli Statuti è citato il termine informazione o comunicazione, a differenza della Costituzione che non cita mai né la comunicazione né l'informazione e la fa ricadere come un diritto implicito. Allora nel gennaio 1992 la conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali ha prodotto le regole e i suggerimenti per la redazione dei testi normativi frutto di un gruppo di lavoro coordinato dall'osservatorio legislativo interregionale. È stato aggiornato nel 2001 e nel 2002 con numerose modifiche questo manuale unificato che porta tutta una serie di indicazioni che voi conoscete molto meglio di me.
L'esperienza della Regione Toscana è assolutamente una iniziativa interessante insieme a quella di Piemonte, Lombardia e Calabria.
Ciò che è importante è che è un prodotto pensato, progettato e realizzato proprio all'interno del Consiglio regionale della Calabria e del settore Flussi informatici diretto dalla dottoressa Silvana Sarlo. In questi anni il Consiglio Regionale della Calabria ha fatto molti passi avanti. C'è una proposta di legge sulla comunicazione pubblica a livello regionale che è stata presentata nel '98 e poi aggiornata, e si spera che possa vedere la luce entro questa legislatura.
Concludo con i casi dei comuni. I comuni come sappiamo sono le istituzioni più vicine ai cittadini. Ci fu un bel convegno tanti anni fa promosso da Claudio Martelli, mi pare, che diceva che il buon governo comincia da qui. I comuni stanno adottando anche codici di stile locali. Esempio importante è quello del comune di Lucca che ha redatto un manuale interno sulla comunicazione relativo alla semplificazione del linguaggio. Il Comune di Lucca ha vinto il Premio Chiaro del 2003 ottenendo anche quattro menzio- ni. L'obiettivo è proprio quello di migliorare la comunicazione scritta sia verso l'interno che verso l'esterno. Il progetto si articola in tre fasi, come si può agevolmente constatare esaminando il sito del Comune di Lucca. Molto importante è la direttiva sulla comunicazione per cui i dirigenti sono obbligati ad attenersi all'applicazione di queste regole.
Concludo con un esempio finale: quello di Soveria Mannelli che è considerato dal Censis il comune più informatizzato d'Italia, perché in ogni casa c'è un computer collegato ad internet. In questo Comune, si è sviluppata una attività che intendo citare alla fine e che ha avuto anche una menzione al Premio Chiaro: si tratta degli avvisi settimanali ai cittadini e che nasce da un'idea del giornalista e scrittore Giordano Bruno Guerri che, per ventura, nel 1997 ha fatto l'assessore al Dissolvimento dell'ovvio presso il Comune di Soveria Mannelli.
Durante il suo mandato Guerri, per dare conto delle cose che svolgeva nella sua attività istituzionale, scriveva dei brevi testi che venivano affìssi nelle vie e piazze principali, comunicando le iniziative intraprese. Tra queste, il "monumento al cassonetto" oppure "rompere le barriere dei monumenti" o "i monumenti che parlano". A questo riguardo, va ricordato che proprio a Soveria Mannelli crolla il Regno borbonico sotto i colpi dell'avanzata di Garibaldi. Per celebrare l'avvenimento, è stato eretto un obelisco dall'Amministrazione provinciale in cui è stato riportato il testo di un telegramma inviato dall'Eroe dei due mondi da Soveria, in cui si attesta: "Dite al mondo che alla testa dei miei bravi calabresi ho disarmato 12mila soldati borbonici". L'assessore al dissolvimento dell'ovvio aggiunse "Glielo abbiamo detto ma non interessa a nessuno".
I cittadini hanno espresso grande gradimento verso questi messaggi, poi raccolti in una pubblicazione dal titolo "I Bollettini di Guerri". Un anno dopo il 18 luglio 1998, quattro giorni dopo l'anniversario della presa della Bastiglia - potenza delle ricorrenze - è stato avviato il servizio. In che cosa consiste? I contenuti sono rappresentati dall'attività dell'amministrazione ma non la promozione, la propaganda, bensì i servizi e le cose fatte, dunque l'informazione intesa come opportunità. Seconda caratteristica i testi brevi, massimo 60-70 parole i più lunghi, adeguatamente diffusi, utilizzando canali diversi: i manifesti - che sono la cosa in assoluto più vista - distribuiti nei punti strategici della città, soprattutto in quelli più remoti come le case popolari, le zone periferiche, dove maggiore è la distanza sociale tra cittadino e potere. Poi vengono inviati via e-mail, perché già dal 1998 la media delle e-mail di Soveria era superiore alla media nazionale e da lì è venuta poi l'idea del progetto per la informatizzazione totale della città. Viene poi utilizzato anche il televideo, le agenzie di stampa e un display collocato nella piazza principale che ripropone le notizie ancora più ridotte. L'evoluzione è una news letter inviata ogni 15 giorni ai cittadini che ripropongono due settimane di avvisi più un appro- fondimento. Nella quarta pagina c'è sempre una campagna di comunicazione sociale sulla separazione dei rifiuti perché più si separano i rifiuti e meno si paga, come è noto.
Questa esperienza è stata raccolta in un volume dal titolo Tre anni di dialogo, con la prefazione di Alfredo Fioritto, che avuto una menzione al Premio Chiaro. C'è la storia dell'idea e del servizio, con una raccolta ragionata dei testi per argomenti, in modo da confrontarli con il programma amministrativo posto in calce alla pubblicazione, per consentire la possibilità di confrontare quello che si diceva prima delle elezioni e quello che effettivamente poi si fa. Forse questo è un metodo per sperimentare una democrazia un po' più reale, con promuovendo il controllo dei cittadini.
In conclusione, non possiamo che confermare che nulla accade per caso: di discute su un tema attorno ad una tavola rotonda come antichi cavalieri ma al centro non c'è il Sacro Graal, il mistero oggi molto di moda grazie anche al successo planetario del Codice da Vinci. Ci stiamo confrontando con un altro mistero: quello della lingua e quindi della comunicazione, che è fondamentale per costruire una maggiore consapevolezza della democrazia. Occorre allora procedere con forza in questa direzione, perché con grande cura occorre evitare il rischio di quanto scrive Henry Miller: "i ciechi conducono i ciechi. È il sistema democratico". Speriamo di aprire gli occhi, studiando, capendo e facendo.
* Professore associato dì Pedagogia della comunicazione e docente di Comunicazione pubblica all'Università della Calabria.