Eugenio Coseriu: vita e opere di un Grande Linguista

http://www.romling.uni-tuebingen.de/coseriu/tuebingen.jpgEugenio Coseriu, è senza dubbio una delle figure principali della linguistica del Novecento. Con i suoi lavori ha influenzato in modo decisivo la linguistica e la filosofia del linguaggio contemporanee costituendo un modello di sintesi tra l'indagine linguistica empirica e la riflessione filosofica sul linguaggio. Coseriu era nato il 27 luglio del 1921 a Mihaileni nella Moldavia nordorientale. Molto presto, già all'età di diciottanni, era riuscito a trasferirsi con una borsa di studio in Italia, dove aveva conseguito due lauree, in lettere a Roma con lo slavista Giovanni Maver (ma il vero punto di riferimento era stato il glottologo Antonino Pagliaro), in filosofia a Milano con Antonio Banfi, tra i maggiori esponenti della corrente fenomenologica italiana. Da allora il suo legame con l'Italia non è mai venuto meno. Nel 1951 era diventato professore di Linguistica Generale all'Università di Montevideo in Uruguay. È a questo periodo, particolarmente produttivo della sua vita, che risalgono alcuni fra i suoi lavori più importanti quali Sistema, norma e parole, Logicismo e antilogicismo in grammatica (raccolti in italiano nel volume Teoria del linguaggio e linguistica generale edito da Laterza), Sincronia, diacronia e storia (edito da Boringhieri). Nel 1963, dopo essere stato per breve tempo professore-ospite nelle università di Coimbra, Bonn e Francoforte, Coseriu era stato chiamato sulla prestigiosa cattedra di Linguistica e filologia romanza dell'Università di Tubinga. Molto presto, già a partire dagli anni Sessanta, Coseriu raggiunge un riconoscimento e una fama mondiale. Oltre ai più di quaranta titoli di dottore honoris causa che gli verranno conferiti, Coseriu viene chiamato a far parte di accademie e società scientifiche quali la Linguistic Society of America, il Circolo linguistico di Praga, l'Accademia delle Scienze di Heidelberg - per ricordarne solo alcune. Il successo è dovuto alla originalità, ma anche alla incredibile vastità della sua opera. È difficile indicare un ambito, all'interno degli studi sul linguaggio, di cui Coseriu non si sia occupato. Dalla filosofia del linguaggio alla storia della linguistica, dalla semantica lessicale alla teoria grammaticale e alla fonologia, dalla tipologia alla linguistica del testo e alla stilistica della lingua, dalla grammatica storica alla storia delle lingue, dalla dialettologia alla linguistica romanza, la sua opera appare assolutamente singolare nel panorama del Novecento per la capacità straordinaria di sintesi tra linguistica applicata, linguistica teorica, filosofia del linguaggio. Grazie alla sua ampia formazione filosofica, alle solide competenze filologiche, a quel senso vero e proprio per il linguaggio e per le lingue, che lo caratterizzava, riusciva a indagare e a scrutare con una profondità esemplare il complesso fenomeno del linguaggio umano. Per farlo si avvaleva di una conoscenza non solo passiva, ma anche attiva, di una quantità impressionante di lingue: rumeno, francese, italiano, russo, spagnolo, tedesco, inglese, a cui si aggiungono ovviamente le lingue classiche, il greco e il latino. Poteva citare a memoria un passo greco di Aristotele, ricordare una frase dell'Idiota di Dostoevskij, imitare una battuta in siciliano di Pagliaro. Così si può dire che Coseriu, oltre ad essere stato, insieme a Roman Jakobson, uno dei più grandi poliglotti di questi tempi, è stato anche un linguista di molte lingue. È all'interno di questa vasta prospettiva che Coseriu, già negli anni di Montevideo, pone le basi per quella che a Tubinga chiamerà linguistica integrale. A partire da un'idea di lingua come sistema aperto di possibilità, approfondendo in modo originale il pensiero del linguista danese Louis Hjelmslev, indica con acutezza insieme ai limiti dello strutturalismo, anche le vie per superarlo. E, come ultimo degli strutturalisti, o primo dei poststrutturalisti, sviluppa una concezione del linguaggio che filosoficamente si fonda sull'eredità di Aristotele, di Hegel, di Humboldt. La si potrebbe definire - ma tutte le definizioni sono da prendere con cautela - uno strutturalismo humboldtiano. Se la lingua, come ha insegnato Saussure, è un sistema di opposizioni funzionali, è pero anche, come ha insegnato Humboldt, un sistema aperto e dinamico, una enérgeia, è cioè quell'attività creatrice mediante cui il parlante va articolando se stesso e il mondo nel dialogo con gli altri. E nella concretezza del parlare si forma e si ri-forma anche il sistema della lingua. Perciò non si può parlare di «cambio linguistico» per Coseriu, perché il vero essere della lingua è il suo divenire. Questo nuovo orizzonte gli permette non solo di superare la dicotomia saussuriana tra lingua e parole attraverso il nuovo concetto di «norma», ma anche di capovolgerne il rapporto: lontano dall'essere mera realizzazione della lingua, il parlare umano nella sua concretezza è il fenomeno fondamentale e originario. In un confronto serrato, non solo con i linguisti da Saussure a Jakobson, da Hjelmslev a Chomsky, ma anche con i grandi filosofi del linguaggio - Platone, Aristotele, Tommaso, Leibniz, Vico, Hegel, Humboldt, Husserl, Heidegger - Coseriu delinea una complessa teoria filosofica che nel linguaggio vede l'attività conoscitiva primaria dell'uomo. Questa attività appare caratterizzata da due tratti universali: la semanticità e l'alterità. Il linguaggio articola il mondo e articolando non solo utilizza, ma crea i significati; il complesso dei significati è, in ogni lingua storica, quel mondo - uno dei tanti - in cui ciascuno di noi vive immerso. Ma quest'attività conoscitiva o semantica è anche per essenza dialogica. Insieme al lavoro il linguaggio è per Coseriu - che qui si richiama a Hegel - quell'essere per gli altri e con gli altri sulla base del quale sorge la comunità della lingua storica. Quel che Coseriu non ha mai dimenticato in tutta la sua opera è che il parlante con suo il sapere «originario» o intuitivo - per dirla con Husserl - è non solo il punto di partenza, ma anche il vero fine di tutto lo studio del linguista e del filosofo del linguaggio. Compito di quest'ultimo è per un verso trasporre il sapere intuitivo del parlante in un sapere riflessivo, cioè fondato e giustificato, per l'altro non dimenticare mai che anche lo studio più teorico ha sempre, oggi più che mai, ricadute nella prassi, se è vero che è la comunità del linguaggio a fondare la comunità politica.

Giovanni Villari

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