Consigli a un giovane ribelle

http://ecx.images-amazon.com/images/I/411RRLy4sVL._.jpgPolemico e critico, intenso e ironico, Hitchens intesse una meditazione arguta su cosa significhi pensare, vivere, opporsi. Nelle sue 19 lettere immaginarie a uno studente, esplora l'intera gamma di posizioni contrarie, dalla dissidenza all'anticonformismo, dal radicalismo alla ribellione, introducendo le nuove generazioni alle figure che lo hanno ispirato. Senza tempo e nel tempo, questo "minimanifesto" che eleva il dissenso a strumento del progresso e della democrazia raccoglie tutte le pulsioni di un autentico ribelle.

Il giornalista e scrittore britannico Christopher Hitchens è morto in un ospedale di Houston, in Texas. Aveva 62 anni. Vanity Fair, per cui Hitchens ha scritto per anni, ha comunicato che il decesso è avvenuto per una polmonite, insorta a causa del cancro all'esofago che lo aveva colpito da un paio di anni. E lo ha ricordato come "un autorevole oratore, un critico incomparabile, uno spirito appassionato e un intrepido bon vivant". Solo poche settimane fa, a Londra, alcuni dei suoi colleghi più cari - dall'amico di sempre Martin Amis allo scrittore Salman Rushdie - l'avevano celebrato in un evento a cui lo stesso Hitch (così era soprannonimato) aveva partecipato in videoconferenza. L'autore dei Versi satanici lo ha ricordato su Twitter: "Una grande voce si è spenta, un grande cuore si è fermato", ha scritto.

Nato a Portsmouth, in Gran Bretagna, il 13 aprile 1949, da più di trent'anni aveva scelto di vivere stabilmente negli Stati Uniti. Giovane scrittore radicale negli anni Settanta, famoso per le sue polemiche infuocate, per la passione per le sigarette e per i suoi amori - celebre quello con Tina Brown - Hitchens aveva lasciato il suo Paese alla fine anni Ottanta. Commentatore politico molto noto e apprezzato per il suo sarcasmo, negli Stati Uniti lavorava per Vanity Fair, The Nation e Slate, aveva una rubrica sul Wall Street Journal e collaborava in modo occasionale con articoli su questioni americane al quotidiano britannico Daily Mirror.
Nell'agosto di due anni fa era stato lo stesso Hitchens a rendere nota la sua malattia con un'intervista al The Atlantic: "Come sto? Sto morendo", aveva dichiarato. Franco e diretto come sempre. Ha affrontato la malattia terminale dedicandole lo stesso sguardo implacabile che ha riservato ai grandi su cui aveva scritto: oltre a Dio, da Henry Kissinger al Principe Carlo, a Madre Teresa di Calcutta.

Hitchens si era fatto conoscere per la sua ostilità verso ogni forma di religione, per il suo antifascismo e i suoi sentimenti anti-monarchici, nonché per il suo sarcasmo, la sua dialettica e il suo tumultuoso distacco dalla sinistra anglo-americana. Celebri le parole del giornalista in un'intervista al Free Inquiry del 1996: "Sono ateo. Non sono neutrale rispetto alla religione, le sono ostile. Penso che essa sia un male, non solo una falsità. E non mi riferisco solo alla religione organizzata, ma al pensiero religioso in sé e per sé".

Radicale, polemista nella grande tradizione britannica - George Orwell era il suo eroe ed il suo modello - alla svolta degli anni Duemila aveva spiazzato tutti con quella che a molti era sembrata una svolta a destra. Dopo gli attacchi dell'11 settembre, si era dimesso da editorialista da The Nation, settimanale di sinistra, al culmine di una serie di divergenze politiche iniziate negli anni Novanta con i vertici del giornale. L'attacco alle Torri gemelle lo aveva convinto della necessità di una politica estera americana interventista: molto duri gli attacchi nei suoi articoli a quello che definì un "fascismo dal volto islamico".

Tra le sue ultime battaglie si segnalava quella contro la chiesa cattolica e le gerarchie vaticane a seguito dello scandalo pedofilia. Oltre a "Hitch-22", la sua autobiografia uscita poco prima della diagnosi della malattia, uno dei suoi pamphlet più celebri è Dio non è grande. Perché la religione avvelena ogni cosa, pubblicato in Italia da Einaudi nel 2007.

Oltre a Dio non è grande, in Italia di Hitchens è possibile leggere La posizione della missionaria (Minimum Fax), in cui l'autore smonta completamente il mito di Madre Teresa, Processo a Henry Kissinger (Fazi), Consigli a un giovane ribelle (Einaudi) e La vittoria di Orwell (Scheiwiller). Alcune delle pagine più belle su di lui si possono trovare in Esperienza (Einaudi) il  romanzo-memoir del suo amico di una vita Martin Amis. ( Fonte: www.repubblica.it)

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