Conoscer e usare più lingue è fattore di ricchezza
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Dalla riflessione degli studiosi riuniti in occasione del Convegno Città d’Italia: ruolo e funzioni dei centri urbani nel processo postunitario di italianizzazione. Per i cinquant’anni della Storia linguistica dell’Italia unita di Tullio De Mauro presso l’Accademia della Crusca è emersa con forza la necessità di riaffermare alcuni principi fondamentali per una politica ed educazione linguistica efficace e democratica sulla base di principi che derivano dalle acquisizioni scientifiche di numerose discipline.
1. Conoscere e usare più lingue è un fattore di ricchezza e un ausilio potente per la crescita cognitiva , intellettuale e sociale dell’individuo e dell’intera comunità. I dati provenienti dalle scienze del linguaggio da tempo concordano sul fatto che il plurilinguismo non solo è un dato fisiologico della specie umana, ma è anche un fattore di sviluppo e crescita.
2. Le dinamiche che si instaurano tra le varie lingue, anziché divenire motivo di separatezza, esclusione o conflitto sociale, possono essere guidate e indirizzate per ottenere risultati, prima di tutto educativi, che non solo permettano relazioni positive tra le culture di cui sono portatrici, ma garantiscano il pieno sviluppo linguistico e cognitivo individuale.
3. Tutto ciò non può essere affidato all’improvvisazione né può gravare su una scuola lasciata a se stessa. Gli insegnanti, che pure hanno affrontato spesso positivamente la pluralità idiomatica nella loro attività quotidiana, devono essere sistematicamente formati all’adozione di una prospettiva didattica plurilingue e in secondo luogo sostenuti nella pratica didattica attraverso risorse umane e materiali appropriate.
4. Perché ciò avvenga è necessaria una politica linguistica che incida sul piano nazionale e locale e favorisca sia la conoscenza e la diffusione delle lingue e delle diverse realtà idiomatiche sia la ricerca sulle molteplici entità linguistiche che ormai si intrecciano sul territorio. Anche sul piano internazionale è opportuno che le istituzioni favoriscano forme di promozione della lingua e della cultura italiana coerenti con la realtà plurilingue del nostro Paese.
5. Ciò deve in primo luogo coinvolgere le istituzioni preposte alla ricerca, che devono diventare luoghi privilegiati di elaborazione teorico-descrittiva e applicata e di formazione su questi temi, e tutte le agenzie educative che oltre a essere naturale luogo di contatto e integrazione tra le varie lingue e culture presenti nella società italiana, devono garantire un’adeguata formazione linguistica. Per questo motivo gli studiosi e le istituzioni e società che li rappresentano (Accademia della Crusca, Società di Linguistica Italiana, Società italiana di Glottologia, Associazione per la Storia della Lingua Italiana, Associazione Italiana di Linguistica Applicata, Società Italiana di Didattica delle Lingue e Linguistica Educativa, Società Internazionale di Linguistica e Filologia italiana, Gruppo di intervento e Studio di Intervento e Studio nel Campo dell’Educazione Linguistica, Gruppo di Studio per le politiche linguistiche) chiedono con determinazione al Parlamento, al Presidente del Consiglio, ai Ministri dell’Economia, dell’Istruzione e della Ricerca, dei Beni culturali, dell’Integrazione e degli Esteri di considerare la questione formativa a tutti i livelli come elemento indispensabile per la ripresa economico-produttiva del Paese e, nello specifico, la formazione plurilingue come condizione prima per l’esercizio dei diritti di cittadinanza: mezzo di coesione e crescita sociale.