Ecco il re dei poliglotti. Parla trentatrè lingue Latino compreso

Di Cogliate, Marini ha un talento: imparare le lingue in un batter d'occhio. "Me ne sono accorto in una trasferta in Polonia a 18 anni. Mi è bastato leggere una grammatica per parlare polacco fluentemente"

di Daniele De Salvo

Conosce trenta lingue moderne più naturalmente l'italiano: albanese, arabo, armeno, bosniaco, bulgaro, ceco, croato, danese, finlandese, francese, greco, inglese, lituano, macedone, neerlandese,  norvegese, farsi o persiano, polacco, portoghese, romeno, russo, serbo, slovacco, sloveno, spagnolo, svedese, tedesco, turco, ungherese e ucraino. Più tre antiche: latino, greco classico ed ebraico. Le parla correntemente, sia con gli amici, sia per lavoro, sia quando per diletto o motivi professionalio si reca all'estero nei posti dove vengono utilizzate.

In tasca ha inoltre tre lauree: quella in Filosofia quadriennale conseguita con il massimo dei voti in appena due anni, quella quinquennale in Giurisprudenza con 108/110 e la licenza summa con laude in Teologia, che
richiede sette anni di studi. Emanuele Marini, 43 anni di Cogliate, piccolo centro vicino a Saronno, lavora come responsabile commerciale alla "Az pneumatica", l'azienda di famiglia, ma collabora anche con il Consiglio delle Conferenze episcopali europee, il Consiglio d'Europa di Strasburgo e un affermato studio legale. Inoltre è assistente agli esami di teologia all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Vanta pure articoli, pubblicazioni e traduzioni inedite, specialmente in ambito filosofico e teologico.

Ha una capacità di apprendimento tale che gli basta leggere un libro per impararne i contenuti quasi a memoria. Eppure ha intuito le sue doti, specialmente di quella di poliglotta, solo a 16 anni per prenderne piena consapevolezza addirittura a 18, in occasione di una trasferta in Polonia per andare a trovare alcuni amici. Non conosceva nemmeno una parola, si è comperato una grammatica e in breve tempo è stato come se parlasse quella lingua da sempre. "Imparo le lingue innanzitutto servendomi di libri di grammatica e vocabolari - racconta -. Ma anche la pratica quotidiana o quasi è molto importante. Io mi esercito attraverso i social network e i messaggi di posta elettronica. Non cerco la perfezione, fare errori è una parte essenziale nell'imparare qualsiasi lingua".

In un suo viaggio in Grecia però alcuni anziani gli hanno detto che parlava molto meglio dei giovani del posto, utilizzando tutti i tempi verbali. "Con un po' di motivazione e qualche risorsa bibliografica, qualsiasi lingua può essere appresa - minimizza -. Alcune presentano notevoli difficoltà di pronuncia specialmente per noi italiani, per questo, almeno all'inizio, scrivere è più semplice che parlare". Fondamentale per lui è cercare di pensare nella lingua che si sta imparando: "Un sogno in una lingua straniera è secondo me rivelatore di una buona padronanza, a me succede spesso dopo qualche giorno di permanenza in un Paese di cui conosco la lingua a un buon livello".

In alcune nazioni le difficoltà sono aumentate dai dialetti che suppliscono l'idioma ufficiale. Succede in Slovenia, Norvegia, Macedonia, Germania, Austria e Svizzera. Anche la somiglianza tra le lingue può trarre in inganno. "Specialmente se si intrattiene una conversazione contemporanea con persone che parlano
lingue simili, con il problema aggiuntivo che parole simili o uguali possono avere significati opposti o addirittura volgari". Un esempio? ""Godzina" in polacco significa "ora", mentre "godina" in serbo significa "anno"".

In Italia lui è uno dei pochi a conoscere così tante lingue, l'unico che forse gli tiene testa è il cardinal Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, della Pontificia Commissione per i Beni culturali della Chiesa e presidente della Pontificia Commissione di Archeologia sacra, suo docente quando studiava teologia. "Siamo tristemente indietro rispetto al resto degli europei, anche di quei Paesi considerati arretrati, come i Balcani, dove è assolutamente normale conoscere almeno tre o quattro lingue. L'illusione di sapere l'inglese impoverisce il lessico e rende difficoltoso ogni autentica comunicazione. L'Europa, che conta più di 30 lingue ufficiali, potrà dirsi più unita solo quando molti riusciranno a comprendere la ricchezza e l'impressionante spettro semantico che le lingue europee mettono a disposizione di chi le accosta con spirito di dedizione e apprendimento".

di Daniele De Salvo

Fonte: http://www.ilgiorno.it/monza/cultura/2012/03/16/682170-ecco_poliglotti.shtml

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