Sviluppo del linguaggio: non solo produzione di suoni
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Lo sviluppo del linguaggio è un processo caratterizzato da una grande variabilità interindividuale. Ogni bambino, infatti, sviluppa il linguaggio secondo i propri tempi e le proprie capacità. Tuttavia, gli esperti individuano alcune tappe principali da raggiungere, affinché vi sia uno sviluppo armonico delle competenze linguistico-comunicative.
Un aspetto importante da considerare è che lo sviluppo del linguaggio non consiste solo nella produzione del linguaggio, inteso come ciò che il bambino sa dire.
Esso riguarda tutta una serie di abilità tra cui ascolto, riconoscimento di suoni diversi (discriminazione), competenze motorie, competenze cognitive, sviluppo affettivo.
La maturazione delle abilità espressive e comunicative del bambino dipende da tutte queste competenze.
Alla nascita il bambino ha la capacità di discriminare i suoni di tutte le lingue del mondo.
Ma a partire dai 6 mesi, perde questa capacità per le lingue diverse dalla propria, continuando a riconoscere come diversi solo i suoni della propria lingua madre. II neonato ha una preferenza per la voce e il volto materno e la principale forma con cui comunica a questa età è il pianto.
Il bambino inizia ad avere la capacità di seguire lo sguardo e a condividere gli stati affettivi. Si sviluppa il sorriso sociale, ossia la capacità di rispondere al sorriso dell’adulto. Questa è l’età in cui il bambino inizia a produrre vocalizzi.
Compare la lallazione canonica, cioè la ripetizione di sillabe composte dalla stessa consonante (per esempio ba-ba-ba, ma-ma-ma). La produzione della lallazione non è uguale per tutti i bambini, tuttavia si tratta di un importante indicatore per lo sviluppo linguistico successivo.
La lallazione da canonica diventa variata. Il bambino impara cioè a ripetere sillabe con consonanti diverse (ba-ma-la).
Questa fase dello sviluppo del linguaggio è molto importante. Si è osservato che i bambini che presentano una lallazione più ricca di suoni, sviluppano un lessico più ampio.
Il bambino inizia ad utilizzare il gesto dell’indicazione in modo intenzionale per mostrare o richiedere. Compaiono anche le prime routines gestuali (gesti sociali come Fare ciao, Mandare un bacio).
Intorno agli 8-10 mesi il bambino è in grado di comprendere singole parole.
A 12 mesi, il bambino anticipa le prime parole con il gesto rappresentativo. È un gesto che rappresenta simbolicamente un oggetto o un’azione (Gesto della nanna, del bere).
È nel primo anno di vita che compaiono anche le prime parole (da 0 a 10 parole). Si tratta di parole legate a persone e oggetti familiari o ad attività rituali. Sono articolate prevalentemente con suoni nasali (/m,n/) e suoni occlusivi (/p,b,t,d/), per esempio mamma, pappa, papà, nanna…
L’adulto, prima considerato solo un agente (cioè un mezzo per ottenere ciò che desidera), inizia ad essere visto dal bambino come un soggetto con cui comunicare.
Il bambino inizia a comprendere brevi frasi e ordini semplici.
Si assiste ad un graduale ampliamento del vocabolario, fino al raggiungimento della soglia delle 50 parole intorno ai 18 mesi.
Da questo momento ha inizio una fase che viene definita esplosione del vocabolario. Il bambino diventa consapevole che ad ogni parola corrisponde un oggetto (c.d. principio della referenzialità) e che attraverso il linguaggio può agire sul mondo che lo circonda.
Per questo motivo a partire dai 18 mesi l’acquisizione di nuove parole diventa molto più veloce. È questa la fase in cui il bambino si interessa ai nomi delle cose e comincia ad utilizzarli.
A questa età il bambino non è ancora in grado di usare frasi, ma produce piuttosto parole-frase, cioè parole singole che contengono il significato di un’intera frase.
Progressivo ampliamento del vocabolario fino al raggiungimento di 150/200 parole a 24 mesi.
L’aumento del lessico permette a sua volta lo sviluppo della morfosintassi, cioè la capacità del bambino di combinare due parole per formare frasi.
A questa età infatti compare la prima forma di frase, definita linguaggio telegrafico, cioè la combinazione di due parole senza la presenza di articoli, congiunzioni e forme verbali complesse (per esempio mamma pappa).
Si assiste ad una maturazione della capacità di pronunciare suoni, compaiono i suoni fricativi (/f/, /v/, /s/).
Il vocabolario oltre ad ampliarsi, diventa progressivamente più vario. Si arricchendosi non solo di nomi, ma anche di verbi e aggettivi.
Il lessico del bambino raggiunge le 500 parole.
Si assiste inoltre allo sviluppo delle competenze morfo-sintattiche, infatti il bambino inizia a produrre frasi semplici costituite da soggetto e verbo.
Dal punto di vista morfosintattico, le frasi si ampliano e diventano sempre più complete. Il bambino comincia ad utilizzare in modo stabile parole con funzione grammaticale, come articoli, preposizioni, pronomi…
In relazione alla componente fonetica e articolatoria, il bambino acquisisce progressivamente tutti i suoni della lingua italiana, arrivando a completare l’intero inventario fonemico entro i 6 anni.
È importante tenere presente che il modello descritto rappresenta un’indicazione generale dello sviluppo tipico del linguaggio.
Esso può servire ai genitori per monitorare la maturazione linguistica del proprio bambino, senza preoccuparsi eccessivamente nel caso si notasse qualche piccola differenza.
Allo stesso tempo è consigliabile non trascurare due principali campanelli d’allarme:
- Un lessico molto povero a 24 mesi (inferiore alle 50 parole)
- L’assenza della combinazione di due parole a 30 mesi.
Questi i segni che riconducono a un ritardo nel linguaggio, che potrebbe rientrare spontaneamente dopo i 3 anni, oppure un Disturbo Specifico del Linguaggio, la cui diagnosi può essere effettuata esclusivamente da uno specialista.
In questo caso è bene rivolgersi al pediatra, segnalando la situazione. Sarà il medico a prescrivere una eventuale una valutazione del Logopedista o del Neuropsichiatra Infantile.
Fonti
Bortolini U. Test PFLI. Prove per la valutazione fonologica del linguaggio infantile. Edizioni del Cerro (2004).